Auto, a marzo mercato calato dell’89%
La macchina più venduta è la Tesla 3

Il colpo è durissimo: l’emergenza sanitaria ha infierito sulle vendite di auto che già non erano brillanti.

«Venivamo da due mesi, gennaio e febbraio, non brillanti. Con la chiusura di marzo, poi, - spiega Paolo Ghinzani, del direttivo Concessionari Ascom e direttore di Ghinzani Group - il settore è stato messo in ginocchio. Certo, in questo momento è giusto dare priorità alla salute, il resto viene poi. Anche le Case automobilistiche principalmente pensano alla sicurezza delle persone e con le concessionarie si stanno dimostrando comprensive, accordando dilazioni nei pagamenti e accantonando gli obiettivi di vendita da raggiungere».

D’altronde il momento che stiamo vivendo è unico. Per pura statistica, il calo delle vendite di marzo è stato dell’89%, in Bergamasca, rispetto allo stesso mese 2019, con l’unica eccezione delle vetture elettriche, che nei pochi giorni di apertura degli autosaloni hanno visto l’immatricolazione di 27 auto contro le 12 di tutto il mese di un anno fa. Per questa ragione che l’auto più venduta del mese è risultata la Tesla Model 3 (17 unità). Ma la forzata chiusura impone una riflessione su quello che potrà essere il «dopo».

«I concessionari - sottolinea Ghinzani - con ogni probabilità riapriranno tutti. Le difficoltà maggiori, credo, le incontreranno alcuni rivenditori che già si trovavano in affanno e che allo sblocco delle attività potranno anche non riaprire. Stesso discorso per piccole officine e alcuni meccanici autonomi. I costi da sostenere, le scadenze da rispettare, le forniture da pagare ci sono sempre e se uno non lavora non incassa. I problemi di liquidità potrebbero portare alla decisone di cessare l’attività. Anche perché, finora, degli stanziamenti e dei contributi decisi dal governo per sostenere le attività economiche non si è visto un centesimo»

Inoltre, in aggiunta al fatto che non si sa ancora quando ci sarà il tanto atteso «dopo», bisognerà vedere come si concretizzerà la ripartenza. «La preoccupazione principale - osserva il rappresentante dei Concessionari Ascom - è che quando riapriremo non andremo al 100%, ma sarà già bello se andremo al 30-40% dell’attività di prima dello stop. Ci saranno i cassintegrati, chi ha perso il posto di lavoro, gli artigiani in difficoltà. Andremo in recessione e se la gente ha pochi soldi da spendere non pensa che la priorità sia cambiare l’auto, ma si tiene quella che ha il più possibile».

«Poi anche le fabbriche ora ferme dovranno riprendere la produzione e non potranno farlo di punto in bianco - ricorda Ghinzani - con le forniture dei componenti che dovranno arrivare a regime».

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