Bancari in sciopero il 30 gennaio
40 assemblee per salvare il contratto

Bancari in sciopero il 30 gennaio per il rinnovo del contratto nazionale. E fino al 28 gennaio sono circa 40 le assemblee a Bergamo e in provincia.

La protesta - spiega un comunicato di Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil , Uilca Uil e Unisin - è anche contro la decisione unilaterale di Abi di dare disdetta, non applicandoli più, dei contratti collettivi dal 1° aprile.

Attorno alle 17 di lunedì si è conclusa la prima delle assemblee organizzate dai bancari di Bergamo in vista dello sciopero nazionale del settore: il 30 gennaio incroceranno le braccia i lavoratori degli istituti di credito di tutto il Paese.

La mobilitazione - spiegano i sindacati - ha l’obiettivo di «respingere l’arroganza dei banchieri che ci vogliono riportare indietro nel tempo». Con l’astensione dal lavoro si chiederà che il contratto nazionale rimanga primo elemento di diritto, non derogabile, a difesa dell’occupazione e dell’area contrattuale.

I sindacati protestano perché «il bancario non è un numero senza volto, ha una storia, una carriera, una professionalità e il diritto di difendere il potere d’acquisto dei salari e la dignità del lavoro» e «perché vogliamo rimanere bancari al servizio del Paese, contro l’egoismo dei banchieri al fianco dei clienti e dei risparmiatori».

A Bergamo e in tutta la provincia a partire da lunedì (nella sede del Credito Valtellinese) e fino al 28 gennaio si terranno in totale circa quaranta assemblee: «Le trattative per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, nei fatti, non sono mai iniziate - si legge in una nota dei sindacati a livello provinciale - . L’Abi, aldilà delle dichiarazioni formali rilasciate alla stampa, continua a mantenere una posizione di assoluta rigidità. I banchieri non solo non vogliono rinnovare il contratto nazionale di lavoro sulla scorta delle nostre richieste ma vogliono un ‘rinnovo’ che consista nello svuotamento del contratto nazionale. Vogliono avere completa libertà di azione nel gestire le ristrutturazioni aziendali con un solo forsennato obiettivo che consiste nella riduzione del costo del lavoro. Il tentativo è quello di ridurre ulteriormente il numero degli attuali occupati nel settore, azzerare gli automatismi economici, scardinare il sistema degli inquadramenti e complessivamente cancellare le tutele realizzate in oltre 65 anni di storia negoziale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA