Cividini, la denuncia Feneal-Uil:
In 120 senza nemmeno la cis»

«Sono ormai passati 7 mesi dalla chiusura della Cividini di Osio Sopra e oggi i lavoratori e le loro famiglie vivono in una condizione ancor peggiore rispetto a quella di allora. Sono infatti 120 le persone da ormai due mesi non percepiscono nemmeno la cis». È la denuncia della Feneal Uil.

«Sono ormai passati sette mesi dalla chiusura della Prefabbricati Cividini di Osio Sopra e ad oggi i lavoratori e le loro famiglie continuano a vivere, se possibile, in una condizione ancor peggiore rispetto a quella di allora. Sono infatti 120 le persone che inspiegabilmente da ormai due mesi non percepiscono nemmeno la cassa integrazione straordinaria».

«Nonostante ciò, l'azienda rimbalza di continuo la responsabilità altrove mentre gli stessi dipendenti faticano a sopravvivere. Come se non bastasse la società non ha ancora provveduto, negli ultimi sette mesi, al versamento obbligatorio dei contributi legati al Tfr per coloro che sono iscritti al fondo pensionistico di categoria».

«Oltre a ciò, nonostante le continue sollecitazioni da parte delle Rsu e delle OO.SS, non si hanno notizie in merito ai corsi a suo tempo programmati e definiti tramite un accordo siglato con Feneal-Filca e Fillea. Sarebbero dovuti partire a febbraio e consentire la ricollocazione di numerosi lavoratori, ma ad oggi in pochi vogliono ricordarsi di tale impegno».

«Così in Cividini, come in molte altre realtà, continua a essere presente un'emergenza sociale e industriale che nessuno può continuare a far finta di non vedere. Fondamentale è che i principali attori territoriali, in funzione della grave crisi economica in atto, siano disponibili a una grande assunzione di responsabilità sociale nei confronti sia dei lavoratori che delle loro famiglie».

«Servono adeguate risposte, anche da parte di tutti i soggetti economici di questo territorio. Non basta più esprimere solidarietà nei confronti dei lavoratori colpiti dalla crisi. Non possiamo dimenticarci che il lavoratore che perde il posto di lavoro non deve sentirsi solo di fronte al problema, soprattutto mentre questo rischio potenzialmente può toccare ognuno di noi».

Feneal Uil

© RIPRODUZIONE RISERVATA