Dipendenti delle Poste in sciopero
Venerdì scatta la mobilitazione

Dopo le assemblee nei luoghi di lavoro e dopo la sospensione delle prestazioni straordinarie e aggiuntive dal 24 ottobre scorso, i lavoratori di Poste Italiane si trovano ora alla vigilia dello sciopero generale proclamato per venerdì 4 novembre con presidio in Piazza Affari a Milano (dalle ore 10-12).

Dalla privatizzazione di un ulteriore 30% dell’azienda (pur rimandata a data da destinarsi), alla contestata riorganizzazione del sistema del recapito, dai problemi della sportelleria dove cronica è la carenza di personale, fino a un rinnovo contrattuale che procede a rilento: è lunga la lista delle motivazioni della protesta: «Lo sciopero generale riguarderà tutto il personale dipendente di Poste Italiane Spa sull’intero territorio nazionale” hanno spiegato nei giorni scorsi Marisa Adobati della SLC-CGIL e Giuseppe Gotti di SLP-CISL di Bergamo. «Nella nostra provincia da settimane ormai abbiamo cominciato a preparare la mobilitazione con le assemblee dei lavoratori».

Rispetto alla nuova privatizzazione di parte dell’azienda, nonostante la decisione del Governo di rimandarne la realizzazione, «questa mobilitazione sarà un momento importante - spiegano i due sindacalisti - per comunicare all’opinione pubblica che la nostra battaglia non serve solo a difendere il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo ma anche a salvaguardare l’importanza strategica di una azienda come Poste per tutta l’Italia».

«La seconda ragione per cui si sciopera riguarda la riorganizzazione del recapito, cioè la consegna della corrispondenza a giorni alterni: dove si è sperimentata e realizzata come a Bergamo sono emerse tutte le contraddizioni di un piano industriale che a nostro avviso va profondamente rivisto. Abbiamo infatti assistito ad accumulo di giacenze, peggioramento delle condizioni di lavoro e della qualità del servizio e a continue proteste di amministrazioni locali e cittadini. Al contempo gli investimenti previsti dal piano, in primo luogo relativi all’ammodernamento e alla sicurezza dei mezzi aziendali, tardano ad arrivare».

«Gli sportellisti e gli specialisti commerciali, soprattutto in Lombardia, vivono poi in una ormai cronica mancanza di personale per effetto del mancato turn-over dopo le centinaia di uscite annue per gli esodi incentivati. La conseguenza è spesso la messa in discussione di diritti contrattuali come le modalità di utilizzo delle ferie e i distacchi ormai fuori controllo. Al contempo permangono forti le pressioni commerciali e la tendenza a collocare prodotti finanziari a rischio contravvenendo alle stesse regole etiche di comportamento di cui Poste si fa vanto. È necessario, inoltre, sostenere con lo sciopero la trattativa per il rinnovo del Contratto Nazionale di Gruppo, ormai scaduto da quasi un anno e che sta procedendo con molta lentezza» concludono i due sindacalisti.

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