Ecco 70 professioni vincenti
Un po’ di luce nel tunnel della crisi

Si tratta di lavori di diverso livello che secondo il rapporto Istat hanno aumentato gli addetti di 1,4 milioni in tre anni.

Tra il 2011 e il 2014 l’occupazione è scesa di 319 mila unità. L’andamento dei grandi gruppi professionali rispecchia quello degli anni della crisi con la sola eccezione delle professioni esecutive nel lavoro di ufficio, che registrano un saldo positivo nel periodo 2008-2014, ma negativo negli ultimi tre anni. Tuttavia, scendendo nel dettaglio della classificazione e considerando tutte le 508 categorie professionali è possibile individuare professioni con andamenti differenti rispetto al saldo occupazionale complessivo del grande gruppo cui appartengono. Il calo dell’occupazione nel triennio in esame è, infatti, sintesi dell’andamento di 82 professioni «in crisi»(il cui numero di occupati diminuisce sia nel triennio sia nell’ultimo anno, oltre 1,3 milioni di persone in meno), di 70 professioni «vincenti» (che invece mostrano una variazione positiva in entrambi i periodi, per un totale di 1,4 milioni di occupati in più) e di 356 professioni «stazionarie» (con un andamento di lieve entità o discontinuo e un calo complessivo di 363 mila occupati).

Nel 2014, la metà degli individui occupati in professioni «vincenti» si colloca nei grandi gruppi delle professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi, e in quello delle professioni non qualificate (rispettivamente 26,7 e 23,2 per cento), mentre quote intorno al 13 per cento sono presenti nei gruppi delle professioni intellettuali, tecniche, esecutive, e una parte residuale tra imprenditori o dirigenti e operai.

Ecco le professioni «vincenti», cominciando con quelle specializzate tecniche, 12 in tutto per 623 mila occupati. Tra le principali: responsabili della produzione industriale, analisti e progettisti di software, imprenditori e tecnici della gestione di cantieri edili e di servizi, specialisti di saldatura elettrica, esercenti nelle attività ricettive, ingegneri elettrotecnici. Le professioni specializzate non tecniche, 22 in tutto, danno lavoro a 2,1 milioni di persone. Richiedono una buona preparazione intellettuale, ma con scarse competenze tecnologiche e comprendono professioni sanitarie come fisioterapia e riabilitazione; specialisti nei rapporti con il mercato; addetti alla logistica, nella gestione del trasporto delle merci; contabili; addetti alla vendita e alla distribuzione; professori delle scuole medie; capotreni e capostazioni; farmacisti; educatori.

Per quanto riguarda le professioni tecniche operative (16 per 890mila occupati), si tratta mestieri di carattere manuale, ma che richiedono competenze nell’uso di attrezzature. È il caso (per esempio) di esercenti nella ristorazione, agricoltori e operai agricoli, manutenzione del verde, costruttori di determinati utensili, odontotecnici, assemblatori di apparecchiature elettroniche, cuochi in alberghi e ristoranti, allevatori. Infine le professioni più elementari, che comunque danno lavoro a 2,9 milioni di persone: hanno un livello di preparazione complessivamente basso. Esempi: badanti, servizi di pulizia di uffici e negozi, magazzinieri, livelli esecutivi nei servizi sanitari e sociali, addetti alle mense, custodi, camerieri, cassieri, autisti.

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Eco di Bergamo Rapporto Istat