«Generazione ’80 in pensione a 75 anni»
Scopri quanti lavorano tra i tuoi coetanei

«Non voglio terrorizzare». L’excusatio di Tito Boeri è servita a poco. Nel corso del suo intervento al «Graduation Day» all’Università Cattolica, il presidente dell’Inps ha messo di fronte la «generazione 80» alla spietata realtà: la discontinuità contributiva e la disoccupazione, anche breve, avrà effetti pesanti sulla pensione che potrà slittare «fino anche a 75 anni».

Per chi è abituato a una vita da precario si tratta di una buona notizia, perché molti non avrebbero mai sperato di andare in pensione. Chi invece ha avuto la costanza (e la fortuna) di avere una solidità lavorativa guarda al futuro con molta preoccupazione. Boeri insiste sull’importanza della continuità contributiva e della flessibilità in uscita: «Dato il livello della disoccupazione giovanile – ha spiegato il presidente - dato che rischiamo di avere intere generazioni perdute all’interno del nostro Paese, e dato che invece abbiamo bisogno di quel capitale umano, credo sia molto importante fare questa operazione in tempi stretti». Con la beffa di ritrovarsi la «generazione più istruita di sempre» - così come la chiama Boeri – con le braccia incrociate.

Se è fondamentale lavorare senza interruzioni per non perdere anni contribuitivi, vale la pena capire quanto la crisi possa avere inciso sul futuro dei bergamaschi. Abbiamo realizzato un’infografica interattiva che, attraverso la variabile dell’età e del sesso, mostra il tasso di occupazione in provincia di Bergamo dal 2004 ad oggi. Basta cercare nella propria classe d’età per capire quante persone come te hanno un lavoro in Bergamasca.

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