Il decreto Rilancio lascia l’auto al palo
Nessun incentivo: c’è solo l’ecobonus

Un’attesa vana. Per la filiera dell’auto il decreto Rilancio non ha portato novità positive: non c’è traccia infatti di sgravi e incentivi per le quattro ruote.

Il governo ha puntato a promuovere la mobilità alternativa, incentivando biciclette e persino monopattini, anche se l’indotto automotive in Italia e in Bergamasca, con centinaia di realtà e migliaia di lavoratori che servono la filiera, attendeva risposte importanti. È previsto, certo, un potenziamento dell’ecobonus, legato all’acquisto di auto con emissioni di anidride carbonica tra 0 e 60 grammi di CO2 per chilometro, ma questo non basta agli addetti ai lavori.

«Per far ripartire le vendite è necessario che il governo introduca incentivi, e non solo per l’acquisto di biciclette e monopattini, come previsto dall’ultimo decreto - commenta Lorenzo Eips presidente degli Autosalonisti Ascom e titolare dell’omonima rivendita auto di Scanzorosciate -. Bisogna che vengano studiati contributi per favorire lo smaltimento dei vecchi veicoli inquinanti ancora in circolazione. La politica degli incentivi è assolutamente necessaria, altrimenti c’è il rischio che dopo due mesi di fermo e con un mercato ancora incerto qualche operatore non riparta e chiuda». «Oltre agli incentivi sono necessari - sottolinea l’imprenditore - l’ampliamento della deducibilità dell’Iva al 100% non solo per rappresentanti e tassisti ma a tutte le imprese e le partite Iva, così come l’abbassamento della tassa per il passaggio di proprietà».

Per Paolo Ghinzani, del direttivo Concessionari Ascom e direttore di Ghinzani Group «la strada da battere è quella dei contributi statali. Gli incentivi governativi poi sono percepiti in modo diverso dalla clientela, anche per il timore che possano esaurirsi. Se questi si aggiungono poi alle campagne promozionali delle Case automobilistiche, per l’automobilista le facilitazioni aumentano». «Se si spinge verso l’acquisto delle auto - conclude Ghinzani - poi si mette in moto un meccanismo virtuoso che fa da volano per l’economia e ci guadagna anche lo Stato con l’aumento delle entrate per l’Iva sulle vendite delle vetture».

Intanto a pochi giorni dalla riapertura, il mercato è ancora fermo, ma alcuni contatti ci sono stati e si sta anche raccogliendo quanto seminato con il lavoro on line - aggiunge Ghinzani -. Sul fronte dell’assistenza, invece, si era partiti prima e si sta andando molto forte». La strada è in salita e bisogna lasciarsi alle spalle due mesi tremendi per il mondo dell’auto. Due mesi di blocco che hanno inciso pesantemente: a marzo si è lavorato solo la prima settimana e ad aprile le saracinesche sono rimaste completamente abbassate.

Ora la riapertura, con qualche segnale di speranza. «Nei primi giorni - aggiunge Epis - un po’ di movimento c’è stato e abbiamo anche venduto. Come servizio di assistenza eravamo invece già attivi da qualche settimana. Ora, con la riapertura alla vendita, non c’è stato il temuto deserto. Chi ha necessità di sostituire la vecchia auto o ha voglia di sostituirla con una usata a un prezzo più abbordabile rispetto a una nuova, si è fatto vivo negli autosaloni».

Anche Ghinzani è abbastanza ottimista: «Non stiamo andando al 100% con le vendite, ma credo che se inizialmente potremo fare un 35-40% di quanto realizzato lo scorso anno si potrà essere contenti. Le Case madri ipotizzano un 60%, ma sarà difficile che in questa ultima parte del mese si possa raggiungere questo obiettivo».

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