Metalmeccanici, il 20 sciopero unitario
Manifestazione anche a Bergamo

Dopo anni di scioperi separati, trattative separate, contratti separati, FIM FIOM e UILM scendono per strada insieme per uno sciopero unitario, per protestare contro Federmeccanica, colpevole di voler promuovere «un sistema contrattuale che non riconosce nessun aumento al 95% della categoria».

A Bergamo, mercoledì 20 aprile, la manifestazione partirà alle 9,30 dal piazzale della Stazione e porterà i metalmeccanici bergamaschi davanti alla sede di Confindustria, per un presidio e un comizio. L’avvio della mobilitazione unitaria ha l’obiettivo, a 6 mesi dall’avvio del negoziato, di far cambiare e superare le rigidità di Federmeccanica e Assistal, «che impediscono di realizzare un buon contratto per tutti i metalmeccanici e impostare regole che garantiscano in maniera distinta i due livelli di contrattazione - sostiene Luca Nieri, segretario generale di FIM CISL Bergamo. Ai Presidenti di Federmeccanica e Assistal i Segretari generali nazionali di FIM CISL, FIOM CGIL, UILM UIL hanno ribadito le valutazioni unitariamente espresse su tutti i temi oggetto della trattativa in corso. Il nostro obiettivo – dicono le sigle metalmeccaniche - è affermare un CCNL che garantisca il reale potere di acquisto del salario per tutti i metalmeccanici, che qualifica le relazioni industriali, estende la contrattazione di 2° livello su tutti gli aspetti che compongono la prestazione lavorativa, migliora le condizioni di lavoro, tutela tutte le forme di lavoro e tutta l’occupazione, fa ripartire gli investimenti e una nuova politica industriale: questo è il vero rinnovamento di cui c’è bisogno».

Un recente studio della FIM orobica ha dimostrato che nelle fabbriche della provincia bergamasca un contratto così come ipotizzato da Federmeccanica non produrrebbe alcun aumento per i lavoratori, perché, sostiene il numero uno della FIM di Bergamo, «rischia di produrre una sempre più alta conflittualità a livello aziendale e scarica i costi solo sulle aziende più povere. Cosa abbastanza singolare, mai avvenuta, oggi le aziende affiggono nelle bacheche la piattaforma di Federmeccanica, nel tentativo di sabotare l’iniziativa di sciopero del 20. Sicuramente, correttezza e responsabilità messi sul tavolo con l’ultimo rinnovo di CCNL, non si riscontrano in questa trattativa».

Nieri porta a esempio lo studio compiuto in questi giorni dall’ufficio della FIM di Bergamo nel quale è stato analizzato lo stato dell’arte della contrattazione in provincia prendendo a riferimenti solo gli elementi fissi definiti a livello aziendale, non considerando situazioni individuali come eventuali superminimi o scatti di anzianità (che però Federmeccanica vorrebbe considerare). Sono state prese a riferimento 78 fabbriche per un totale di quasi 24.000 lavoratori, con una classe dimensionale di almeno 65 dipendenti. L’86% di queste aziende nel meccanismo di Federmeccanica sarebbe escluso dagli aumenti del CCNL: qui la contrattazione aziendale ha infatti portato, in media, premi e erogazioni “collettive” fissi di 1560 € annui.

La contrattazione di secondo livello a Bergamo, d’altronde, ha prodotto risultati importantissimi. «Se passasse la proposta di Federmeccanica– insiste Nieri -, i dipendenti di molte aziende bergamasche dovrebbero aspettare anche 12 anni prima di vedersi riconosciuto un aumento “nazionale”. Infatti, il loro stipendio, contrattato localmente, si dovrà in qualche modo allineare alle buste paga di realtà meno attivi o meno cari dal punto di vista del costo della vita. Questo – secondo il sindacalista bergamasco – porrà problemi di discriminazioni tra lavoratori e tra aziende, causerà la perdita di valore del CCNL, con tutto quello che ne potrà conseguire, dal punto di vista politico, e soprattutto sposterà ulteriormente sul livello aziendale la conflittualità contrattuale per adeguare realmente lo stipendio al crescere del costo della vita. Inoltre, la proposta di Federmeccanica, concede uno straordinario potere discrezionale all’azienda nel concedere o meno gli aumenti del CCNL».

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