Moda, Albini vola a New York
«Lino, creativo ed ecosostenibile»

Pensare al lino, fibra naturale, sostenibile e di nicchia, per aprire e rafforzare nuovi mercati che su questo filato scoprono un «nuovo cotone». Silvio Albini, presidente dell’omonimo Gruppo è appena tornato da New York dove, alla Parsons School of Design, università di arte, moda e design americana, ha presentato il progetto «Linen 2.0», con la collaborazione della Confederazione europea del Lino e della Canapa.

Un percorso di storia e di lavoro, per raccontare il viaggio del lino dal campo in Normandia fino alla creazione di tessuti di altissima qualità: «Un filato antichissimo, su cui l’innovazione ha fatto grandi cose: la nostra attenzione è sempre posta sulle materie naturali e le caratteristiche del lino sono molto affini alla nostra filosofia, di ricerca e di sviluppo».

Tutto il lino Albini arriva dalla Normandia, regione francese da cui arriva la materia più pregiata: «È poi filato al Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’Almè e tessuto ad Albino. Il lino è per noi una fibra al 100% europea e stiamo lavorando con essa in specifici mercati di riferimento: in Italia sicuramente, ma soprattutto negli Stati Uniti e in Giappone, oltre a tutta l’Europa del Sud». Con una strategia imprenditoriale che negli ultimi anni il gruppo ha implementato sul lino: «Questa fibra è meno dell’1% della produzione di filati nel mondo – continua Silvio Albini -: la nostra produzione di lino e misti lino attualmente rappresenta il 15% del totale, con una concentrazione di vendite nella stagione più calda». Anche se la ricerca sta facendo molto per rendere il lino una fibra «no season»: «Stiamo lavorando su filati sempre più fini e soprattutto su mischie di grande pregio: lino e cotone, ma anche lana e seta, lino e denim, oltre a lavorazioni delavé e al nuovo effetto stretch, per lini nuovi con tocchi più soft e anche antipiega, che non si stropicciano» continua Silvio Albini, che aggiunge: «Il fatturato del lino e del misto lino incide sul totale di oltre 15 milioni di euro». Tanto che il gruppo è attualmente il maggior produttore d’Italia di tessuti in lino per camiceria, «con l’intenzione di investire ancora di più su questa fibra, scelta dettata dalla sua duttilità ed ecosostenibilità, raccontando un lino ricco di innovazione e creatività, all’insegna del colore e delle stampe».

Da qui l’incontro a New York, con anche Marie-Emmanuelle Belzung, direttore della Confederazione europea del Lino e della Canapa, che ha spiegato le innovazioni legate alla produzione di lino, la costante attenzione per la ricerca tessile e il design. «C’è ancora poca conoscenza di questa fibra e gli Usa, così attenti alla sostenibilità, sono molto interessati: “Linen 2.0” è un percorso espositivo rivolto a studenti di moda e design, ma anche ai media e professionisti del settore. L’obiettivo è stato di instaurare una collaborazione con gli studenti che intendono perseguire una carriera nel mondo della moda, coinvolgendoli con la propria passione ed esperienza. Abbiamo riscontrato grande interesse e questo è stato un primo capitolo di un percorso che avvieremo grazie alla nostra esperienza». E storia lunga 140 anni: «Negli anni abbiamo sempre puntato sulla ricerca e sugli elevati standard di qualità, a partire dalle migliori materie prime scelte nel mondo» commenta Silvio Albini. E sul cotone cosa dice? «Una soddisfazione proprio degli ultimi giorni è il lavoro che stiamo facendo sulle collezioni donna: questo è un obiettivo di quest’anno che sta dando ottimi risultati».

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