Riforma del Governo, nel mirino l’Aci
A rischio 2500 dipendenti, 28 a Bergamo

La riforma la vaglio del Governo toglierebbe funzioni all’Aci che a questo punto potrebbe essere «alleggerita» del 75% dei dipendenti. Stato di agitazione a allarme dei sindacati.

Continua l’agitazione di sindacati e personale di Aci, che protestano contro la riforma che introduce il documento unico dell’auto riformando i servizi gestiti da Aci. Contemporaneamente in tutti gli uffici Aci, anche quello di Bergamo, si sono tenute assemblee a sostegno della vertenza. Con la riforma si mettono a rischio anche i 28 dipendenti rimasti dopo i pensionamento non sostituiti degli ultimi 5 anni a Bergamo, oltre a un prevedibile degrado dei servizi al cittadino e all’aumento di costi per gli automobilisti. Secondo le stime di FP CISL, a rischio in tutta Italia sarebbero 2500 lavoratori, cioè il 75% dell’intero “corpo” dei dipendenti. Il testo della riforma, dice Angelo Murabito, segretario provinciale di FP CISL, «prefigura infatti un assetto nel quale l’ACI è progressivamente spogliato di molte delle sue competenze in merito alla gestione dell’istituto, con riflessi negativi anche sulle altre attività dell’ente ad esso collegate e con integrale compromissione dei suoi equilibri di bilancio, quale ente pubblico che non grava sul bilancio dello Stato. Da più organi di stampa – continua il sindacalista - si registra il tentativo di alleggerire e svilire quella che invece è la reale portata dell’intervento».

Il documento previsto dallo schema di decreto adottato dal Governo, dicono lavoratori e sindacati, non realizza alcun vantaggio per il cittadino : non è previsto nessun risparmio e nessuna semplificazione. Il decreto invece, farà venir meno i servizi oggi garantiti dall’ACI e dal PRA e creerà un ulteriore disagio ai cittadini, per esempio dall’attuale uso della moneta elettronica si tornerebbe indietro di anni con il ritorno ai bollettini postali , da pagare a cura dell’utenza che ne sopporterà i costi. Si pagheranno ancora l’imposta di trascrizione (Ipt) e l’imposta di Bollo; non ancora chiarito il risparmio sulle altre tariffe, di fatto nessun vantaggio economico per il cittadino, come sbandierato all’inizio. Minore presenza di sportelli pubblici sul territorio, meno servizi diretti all’utenza debole con la necessità di ricorrere ai professionisti del settore ,con maggiori costi per l’automobilista. Minore affidabilità dei dati contenuti nel Pubblico Registro Automobilistico con minore tutela per la proprietà dell’auto e per la collettività. «L’impianto del decreto – insiste Murabito – mette seriamente a rischio posti di lavoro senza prevedere nessuna tutela per circa 3300 lavoratori in tutta Italia, e prende in giro i cittadini promettendo risparmi che non ci saranno, a fronte di sicuri disagi».

«Ancora non si hanno conferme della copertura finanziaria dell’intera operazione, basata su vistosi errori di calcolo che portano a più di 188.000.000 di euro il vero danno al cittadino, dal momento che per cercare la copertura si dovrà necessariamente operare tagli su altri servizi o inventare nuove forme di riscossione su altri servizi». «Temiamo possibili e gravi tagli occupazionali, che seppure non ufficialmente indicati, paiono facili da prevedere, leggendo il testo che, all’apparenza esclusivamente tecnico, si rivela invece una bomba per il settore.Con la dismissione di fatto del PRA, inoltre, non si otterrà alcun risparmio. «I lavoratori e le lavoratrici, infatti, ricordano come l’Aci sia un ente pubblico non economico autofinanziato, che sopravvive senza ingenti finanziamenti statali, mentre il servizio passato al Ministero non sarà privo di costi per la popolazione. Inoltre per il disbrigo delle pratiche i cittadini si dovrebbero rivolgere ad agenzie private, addirittura fino ad un quadruplicamento dei costi delle prestazioni livello burocratico». Per questo sono previste nei prossimi giorni nuove iniziative di protesta e sensibilizzazione nei confronti dell’utenza e dei cittadini.

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