Salame bergamasco, nuova puntata
È battaglia... sulle cosce

A distanza di nemmeno due mesi dalla prime critiche sollevate nei confronti del disciplinare con cui un gruppo di salumifici bergamaschi vuole ottenere il marchio Igp per il «Salame Bergamasco», il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio, torna alla carica.

Da qui una lettera scritta direttamente all’assessore regionale all’Agricoltura, Gianni Fava, «invocando la necessità di andare oltre i tecnicismi burocratici ma di pensare al bene del territorio». Brivio sottolinea che «il progetto sostenuto dalle aziende trasformatrici industriali non ha connessione con il sistema produttivo locale».

Coldiretti sostiene inoltre che con l’uso del solo vino Valcalepio, del budello e della legatura a mano non si recupera l’identità bergamasca del prodotto. La preoccupazione maggiore per Brivio è che la carne utilizzata per la produzione dell’insaccato sia composta dalle parti meno nobili del suino, poiché le cosce – sostiene il presidente Coldiretti – saranno destinate a scopi più remunerativi.

Piuttosto decisa e seccata la risposta di Luca Chiesa del Salumificio Ibs, presidente della Associazione per la valorizzazione del Salame Bergamasco (che comprende otto salumifici): «Non capisco a cosa tenda questo battage mediatico di Coldiretti. Sono tutte parole al vento senza alcuna proposta concreta, proposte che avremmo valutato se solo fossimo stati contattati. Chiedo inoltre al presidente di rileggere attentamente il disciplinare perché le cosce, che gli stanno tanto a cuore, sono previste tra le parti da utilizzare. È il classico discorso da politico, che non potrebbe che portare a un impoverimento di tutto il comparto. Inoltre, noi siamo perfettamente in linea con i disciplinari previsti dall’Ue e i mercati, noi compresi, ne devono tenere conto. Se la Coldiretti vuole mettersi fuori della Ue ce lo faccia sapere».

© RIPRODUZIONE RISERVATA