Tenaris, utile in calo del 13%
Ha inciso il prezzo del greggio

E dire che nel quarto trimestre del 2014 i ricavi di Tenaris avevano segnato un più 11% rispetto allo stesso periodo del 2013 grazie in particolare all’aumento dei ricavi in Nord America, lievitati del 27%. Per quanto riguarda, poi, le vendite di tubi senza saldatura, gli ultimi tre mesi dell’anno si sono distinti per aver raggiunto i livelli più alti dal 2008.

Ma gli entusiasmi si esauriscono qui, perché mettendo a confronto i risultati anno su anno, i ricavi risultano in leggero calo - meno 2% a 10,338 miliardi di dollari contro i 10,597 del 2013 - e l’utile netto subisce una flessione del 13%, passando da 1,574 miliardi di dollari a 1,366. Dato, quest’ultimo, che risente anche di un onere aggiuntivo di 49 milioni di dollari per l’investimento in Usiminas, colosso argentino dell’acciaio.

L’Ebitda è in contrazione del 3% a 2,720 miliardi contro i 2,795 del 2013. Il cash flow generato da attività continuative, invece, si attesta a 2 miliardi, anch’esso in calo rispetto ai 2,4 miliardi dell’anno precedente. Il cash flow operativo del gruppo, comunque, sarà sufficiente a mantenere il livello di pay out nel 2015, nonostante uno scenario sfavorevole dovuto al crollo del prezzo del greggio e alle pesanti riduzioni degli investimenti nel settore petrolifero decisi dalle grandi compagnie.

In particolare nel confronto tra 2014 e 2013 si evidenzia il calo di ricavi sia per quanto riguarda i mercati del Far East e dell’Oceania (meno 20%), sia per quanto riguarda il Sudamerica (meno 19%). Nel primo caso ad incidere è stato il calo di vendite dei prodotti Octg in Indonesia e Cina e dei tubi destinati alle piattaforme per l’estrazione del petrolio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA