Trimestre Ubi: più utili ma meno ricavi
E Massiah investe 262 mila € in azioni

Il consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah, ha acquistato 40 mila azioni dell'istituto di credito investendo circa 262 mila euro. È quanto emerge da una segnalazione di internal dealing.

Ubi Banca studia l’acquisto delle quote di minoranza nelle controllate Bre e Bpci dalle fondazioni Crc e Banca del Monte di Lombardia. Un’operazione che potrebbe portare i due enti, già azionisti con il 2,2% e l’1,9% del capitale, in testa al libro soci dell’ex popolare se le minorities - che a patrimonio netto valgono circa mezzo miliardo - venissero pagate in azioni.

L’acquisto del 24,9% di Bre e del 16,2% di Bpci avverrà «senza distruggere minimamente capitale» ha chiarito il ceo Victor Massiah, ricordando che per ora la banca si è limitata ad avviare l’analisi della «fattibilità» dell’operazione, che dunque «non si realizzerà domani mattina».

L’idea di una trasformazione delle minorities in azioni Ubi circolava da un po’ di tempo, anche nell’ottica di creare un nocciolo di azionisti forti nella banca, alla ricerca di un assetto stabile dopo l’addio al voto capitario. L’annuncio è stato dato assieme ai conti del trimestre, chiusi con 162 milioni di utili (+8,1% sul 2014) ma con una flessione dei ricavi del 3,5%, in gran parte attribuibile al margine di interesse, che non è piaciuta al mercato (in borsa il titolo ha perso il 2,26% a 6,51 euro).

Anche nel terzo trimestre Ubi ha comunque continuato a generare capitale e il Cet1 è salito dal 12,33% al 12,56%. Per recuperare impieghi Massiah ha promesso maggiore aggressività, accettando di scendere nell’arena della «guerra dei prezzi» avviata da alcune banche. Ma Ubi ha anche reso noti i dati sul recesso: i soci che hanno chiesto di liquidare le loro azioni a causa della trasformazione in spa sono stati 1.103, in rappresentanza del 3,927% del capitale, per un controvalore di 258 milioni di euro. Se tutti potranno essere soddisfatti lo si saprà solo all’esito della procedura, che richiederà alcuni mesi e potrebbe ridurre il «conto» per Ubi, in quanto le azioni saranno offerte prima ai soci (fino al 12 febbraio) e poi al mercato, sempre al prezzo di 7,288 euro fissato per il recesso.

La banca ha stabilito un tetto all’esborso massimo che dipende da alcune variabili. A inizio settembre, la copertura ammontava a circa 350 milioni. Insieme a Ubi hanno approvato i conti anche Carige (+0,4% in borsa) e Bper (+2,2%). L’istituto genovese, che ha interrotto le trattative per cedere Creditis, ha chiuso i 9 mesi in pareggio dopo i 328 milioni persi un anno fa. Il calo dei ricavi (-22,8% a 456 milioni) è stato compensato da quello dei costi e delle rettifiche su crediti.

Sul fronte del risiko, che vede Carige guardare verso la Bpm, l’a.d Piero Montani non ha scoperto le carte: «non abbiamo intavolato ancora discorsi con nessuno». Quanto alla Bper i nove mesi hanno visto l’utile salire del 17% a 88,7 milioni (+65% a 125 milioni senza i costi non ricorrenti per le uscite del personale). Anche a Modena il calo dei ricavi (-5% a 1,56 miliardi il margine di intermediazione) è stato compensato da quello delle perdite su crediti (-26,8%).

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