Ubi, chiusa l’inchiesta: altri 22 indagati
40 in attesa delle decisioni del giudice

La Procura di Bergamo ha chiuso l’inchiesta su Ubi Banca. L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato agli indagati (inizialmente 21, poi scesi a 18 e ora saliti a 40 in tutto, con 22 posizioni nuove).

Il principale filone investigativo è quello sulla governance della banca. Nel mirino della Guardia di Finanza, coordinata dal procuratore Walter Mapelli e dal pm Fabio Pelosi, è finito un presunto patto parasociale non dichiarato alle autorità di vigilanza fra l’«anima» bergamasca e quella bresciana di Ubi, che avrebbe permesso agli indagati di influire sulle nomine all’interno della banca. Ora la parola passa alle difese, che avranno la possibilità di produrre memorie o chiedere un interrogatorio con gli inquirenti.

Le persone sotto inchiesta sono passate da 21 (18, in realtà, perché tre ne erano uscite) a 40. Ventidue i neo indagati, 21 dei quali sono persone fisiche, finite soprattutto nel filone principale, relativo al patto e che vede contestati l’«ostacolo all’esercizio delle funzioni dell’autorità pubbliche di vigilanza» e l’«illecita influenza sull’assemblea». Il 22° nuovo indagato è Ubi Banca stessa, in qualità di persona giuridica.

Il filone secondario, quello relativo alle presunte truffe sui leasing di imbarcazioni di lusso e aerei, si snellisce: resta in pratica solo il leasing con cui - per l’accusa - la banca avrebbe consentito all’industriale Giampiero Pesenti (indagato) di acquisire uno yacht a prezzi di favore.

In cabina di regia, sempre stando alle contestazioni, ci sarebbero Emilio Zanetti e Giovanni Bazoli, entrambi indagati, che questo patto l’avrebbero «rinnovato nell’estate del 2012 in un incontro». Bazoli «sul lato bresciano decideva le nomine degli organi della Banca e delle sue partecipate in condivisione con quelle decise dalla “commissione Zanetti”, costituita sul lato bergamasco». Per il pm la squadra bresciana poteva contare - tramite l’associazione Banca Piemontese Lombarda (Abpl) - su Francesca Bazoli (figlia di Giovanni, componente del Consiglio di sorveglianza e nuova indagata), Franco Polotti (ex presidente del Consiglio di gestione), Enrico Minelli (ex del Cds, nuovo indagato), Flavio Pizzini (vice presidente del Cdg, nuovo indagato), del bergamasco Federico Manzoni (ex Cds, nuovo indagato), Pierpaolo Camadini (Cds, nuovo indagato). Bergamo, invece, con Amici di Ubi Banca, annoverava altri indagati: l’avvocato Giuseppe Calvi (ex vice presidente vicario del Cds, nuovo indagato), il commercialista Italo Lucchini (ex Cdg, già indagato ma nel filone leasing), Andrea Moltrasio (presidente Cds), il notaio Armando Santus (vice presidente Cds, nuovo indagato), Mario Cera, (vice presidente vicario del Cds), Mario Mazzoleni (ex Cds neo indagato), Carlo Garavaglia (ex Cds, nuovo indagato).

Rispetto alle presunte manovre di voto, che hanno portato all’infornata più massiccia di nuovi indagati, ci sarebbero anche esterni a Ubi, provenienti dal mondo degli artigiani, come il presidente e la direttrice di Confiab (il consorzio fidi delle imprese artigiane) Angelo Ondei e Antonella Bardoni, o dall’ambiente della Compagnia delle opere di Bergamo, come l’avvocato Giovanni D’Aloia, l’ex presidente di Cdo Rossano Breno e l’allora direttore Matteo Brivio, Stefano Lorenzi e il giornalista Ettore Ongis. Con Emilio Zanetti, Bazoli, Italo Folonari (segretario di Abpl, neo indagato), l’ad di Ubi Victor Massiah, Moltrasio, Ettore Medda (nuovo indagato) e Marco Mandelli (entrambi direttori responsabili), Gemma Baglioni (responsabile a livello generale della raccolta deleghe, neo indagata), Enrico Invernizzi (referente per le operazioni assembleari, neo indagato), Giuseppe Sciarrotta e Guido Marchesi (entrambi referenti centrali a livello nazionale della gestione del libro soci di Ubi), avrebbero «determinato la maggioranza dell’assemblea del 20 aprile 2013 a favore della Lista 1, poi risultata vincitrice».

Nell’inchiesta entrano da indagati, per la vicenda dello yacht finito a Pesenti, anche il procuratore dell’affare Marco Martelli, Marco Fermi (Ubi Leasing), Francesco Morlè (comandante dell’imbarcazione), che vanno ad aggiungersi a Silvia Lucchini, figlia di Italo, ai due allora dirigenti di Ubi Leasing Gianpiero Bertoli e Alessandro Maggi, all’intermediario della vendita Alessandro Miele e a Guido Cominotti, sottoscrittore dell’atto. Escono invece dall’indagine Marco Diana, Michele Di Leo e Pecuvio Rondini.

Intanto Giorgio Jannone, che con i suoi esposti aveva fatto avviare le indagini, è soddisfatto: «Ero certo di avere ragione, ora promuoverò una class action contro la banca».

Su L’Eco di Bergamo del 18 novembre tre pagine di approfondimento

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