Ubi con l’utile sale il dividendo a 95 centesimi

Risultato netto del gruppo a 940 milioni (più 10%). Le plusvalenze compensano gli oneri di fusione

All’assemblea dei soci di Ubi del 10 maggio, per la prima volta a Brescia, il consiglio di gestione proporrà un dividendo di 95 centesimi per azione, il 19% in più sugli 80 dell’esercizio 2006. La decisione del Cdg presieduto da Emilio Zanetti segue l’approvazione del progetto di bilancio 2007 che mostra una crescita del 10,4% a 940,6 milioni dell’utile netto in quello che rappresenta il primo anno di attività dopo la fusione, il 1° aprile 2007, tra Bpu e Banca Lombarda. L’integrazione, avviata a luglio, sta bruciando le tappe: a dicembre sono state completate il 32% delle attività, rispetto al 30% previsto dal piano industriale. La stima è di arrivare a fine 2008 all’80%, con il completamento della migrazione delle quattro banche reti ex Bpu sul sistema informatico di gruppo basato sulla piattaforma ex Lombarda: la prima, quella di Comindustria, si è già completata a febbraio. Nell’incontro con gli analisti dell’amministratore delegato Giampiero Auletta Armenise è stato anche comunicato che al 31 gennaio le adesioni al piano di uscite volontarie (960 entro il 2010, 678 delle quali nel primo semestre 2008) hanno raggiunto il 99%.

La fusione ha avuto un impatto diretto sul bilancio 2007. La differenza di fusione, determinata in 4,2 miliardi di euro, è stata allocata per un miliardo al «fair value» (valore equo) delle attività e passività ex Banca Lombarda e per 3,2 miliardi ad «avviamento». Senza l’effetto negativo per 80,8 milioni della differenza di fusione, l’utile netto supererebbe il miliardo (1.021,3 milioni).

L’adeguamento della fiscalità diretta alle nuove aliquote previste dalla Finanziaria 2008 ha determinato un effetto positivo non ricorrente sull’utile netto di circa 89 milioni. Peraltro gli adeguamenti della fiscalità differita sui dividendi infragruppo introdotti dalla Finanziaria 2008 hanno avuto un impatto negativo per 34 milioni.

Ma l’esercizio è stato influenzato anche da altri elementi legati alla fusione, quali l’allineamento dei criteri sulle rettifiche generiche sui crediti, le modifiche statutarie proposte per l’armonizzazione delle spese del personale e gli oneri di integrazione. Questi ultimi nel 2007 sono stati pari a 235,5 milioni lordi (166,7 milioni al netto dell’imposizione fiscale) legati per 193,5 milioni a spese del personale relativamente al piano esodo volontari, per 32,8 milioni ad altre spese amministrative su consulenze, comunicazione e promozione e per 27,2 milioni a rettifiche di valore nette su attività a fronte di hardware e software da dismettere. Per il 2008 sono attesi costi di integrazione per circa 90 milioni di euro, ma anche minori proventi straordinari rispetto al 2007 (tra i quali i proventi per la rinegoziazione dell’accordo con Prudential e quelli relativi alla cessione ad Aviva del controllo di Ubi assicurazioni vita). Riguardo alla società di gestione del risparmio Arca, della quale Ubi ha circa il 26%, Auletta Armenise ha dichiarato di aspettare «che gli altri azionisti principali decidano che strategia portare avanti».

Le componenti negative non ricorrenti del 2007 sono state più che compensate dalle plusvalenze. Gli utili delle attività non correnti in via di dismissione al netto delle imposte sono infatti saliti dagli 11,5 milioni del 2006 (per la cessione delle esattorie e di un immobile) a 308,6 milioni e comprendono 291 milioni per la cessione alla Popolare di Vicenza di 61 sportelli imposta dall’Antitrust, e 17,6 milioni per la vendita di 15 sportelli Carime alla Popolare Pugliese.

Nel dettaglio l’utile netto normalizzato dagli effetti non ricorrenti è salito da 717 a 770,5 milioni (da 797,8 a 851,2 milioni, escludendo l’effetto dell’allocazione della differenza di fusione).

Il gruppo ha anche comunicato di non avere esposizione diretta ai subprime americani e in strumenti correlati e di avere solo un’esposizione indiretta «marginale» a subprime e «monoline» Usa negli investimenti del gruppo in hedge funds. Sui derivati, il posizionamento del gruppo risulta «conservativo» con una limitata rischiosità dell’operatività in derivati con la clientela. A fine 2007 la posizione netta interbancaria risulta debitrice per 4,3 miliardi, dai 4,8 di fine 2006 e il picco di 7,7 miliardi a giugno 2007.

In serata infine è stato comunicato che l’amministratore delegato Giampiero Auletta Armenise, il direttore generale Victor Messiah e il condirettore Graziano Caldiani, dopo la diffusione dei dati di bilancio, hanno comprato ieri titoli Ubi rispettivamente per 212 mila, 163 mila e 163 mila euro, a un prezzo unitario intorno a 16,35 euro. Il titolo Ubi ha chiuso ieri in rialzo dell’1,84% a 16,368 euro.

(28/03/2008)

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