Ubi, «nessun dossier su Siena»
E la partita con Milano resta aperta

Bpm in realtà sembra più vicina a chiudere con il Banco Popolare, probabilmente entro fine febbraio.

La Banca Popolare di Milano resta la corteggiata numero uno tra Bergamo e Verona. I più danno la fusione col Banco Popolare ormai per fatta, anche se si sta lavorando ancora sui dettagli. I consiglieri delegati di Ubi e Bpm, tuttavia, a distanza non si chiudono del tutto le porte. E in mezzo c’è Mps da accasare. Ubi è tirata per la giacchetta in direzione Siena, ma ieri a margine del Forex di Torino il consigliere delegato Victor Massiah è stato chiaro: «Non c’è un dossier aperto su Siena». Alla sinistra di Massiah, sedeva il consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, e a chi gli chiedeva se il dossier su Milano è da considerare ormai chiuso, il numero uno di Ubi ha risposto: «Sempre braccia aperte verso Bpm: se vogliono, siamo più che interessati a parlarne».

«La strada verso Milano non è chiusa. In questa fase, la vicenda ha preso una direzione evidente, ma è una fase» assicura Andrea Moltrasio, presidente del Consiglio di Sorveglianza di Ubi. «Non ci saranno rilanci. Adesso serve tempo per ragionare. Non dobbiamo rincorrere le situazioni». E ribadisce che «non c’è nessun dossier aperto su Mps». E dal lato toscano, l’ad Fabrizio Viola, conferma: «Al momento no, non ci sono contatti». Ma «dal punto di vista industriale è un progetto da prendere in considerazione, su cui lavorare. Vediamo se nelle prossime settimane, o mesi, ci sarà qualcosa di concreto».

Sul versante Bpm-Banco, nel frattempo, si lavora intensamente, anche se per un annuncio vero passerà ancora quasi un mese. L’amministratore delegato del gruppo di Verona, Pier Francesco Saviotti, auspica tempi rapidi: «Sono fiducioso che si possa chiudere in tempi brevi, al massimo entro fine febbraio».

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