Alla Germania serve
un’Europa tedesca

Con l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti la Germania deve ripensare il suo ruolo nell’Unione europea. L’America di Donald Trump non intende più sostenere il carico finanziario della presenza militare in Europa e questo vuol dire che i bilanci della difesa europei dovranno adeguarsi alle nuove spese. Vale per tutti ma per la Germania vale doppio. Finora la posizione tedesca è stata di comodo. Quando si trattava di prendere decisioni di politica estera con risvolti a carattere geo-strategico ha sempre prevalso a Berlino l’attendismo il basso profilo.

Nella crisi ucraina ha potuto assumere il ruolo di mediatore perché gli Usa le coprivano le spalle con l’ intransigenza di Obama verso l’autocrate Putin. La Germania del politicamente corretto ha avuto così la sua carta da giocare: disponibilità verso i suoi vicini e fair play. L’egemonia economica che esercita sui Paesi dell’ est europeo richiede ai governanti tedeschi lo sforzo costante di non apparire per quello che ancora molti in Europa temono. L’ immagine del tedesco brutto e cattivo è sopita ma basta poco a risvegliarla. In Polonia, nei Paesi baltici, il nemico da temere è la Russia ma il ricordo della Seconda guerra mondiale è ancora ben presente. Ed è questo il motivo per il quale Angela Merkel accetta le sanzioni imposte a Putin dagli americani.

Guai a risvegliare il sospetto che la Polonia si trovi schiacciata tra l’incudine tedesco e il martello russo. E le paure ci sono ancora tutte. L’accordo sull’ampliamento del gasdotto del mar Baltico che rifornisce direttamente la Germania senza pagar tributo a Ucraina e Polonia puzza di intesa occulta nel segno del comune interesse economico. E non è un mistero che i russi ambiscano alla tecnologia tedesca così come i tedeschi alle loro materie prime. Ma per il momento tutto si blocca al gelo dell’inverno russo.

Ancora non si sa cosa farà il nuovo presidente americano anche se i suoi discorsi elettorali hanno lasciato intendere che i rapporti russo-americani non saranno quelli pessimi di Obama. Putin è stato il primo a congratularsi con Trump e le simpatie del tycoon newyorkese per il decisionismo del Cremlino sono note. Questo spiega le parole di Federica Mogherini, l’alto rappresentante della politica estera europea : ha detto testualmente che è tempo di mettere mano ad una difesa comune europea. Con gli americani sempre più votati ad un isolazionismo strisciante la Germania come prima potenza economica deve incominciare a farsi carico anche delle responsabilità politiche. Sono i suoi stessi partner europei a chiederlo ed il tempo del tira e molla alla Merkel è agli sgoccioli. L’attentato nel Nord dell’Afghanistan al consolato tedesco, l’arresto in questi giorni ad Amburgo di una cellula in grado di poter operare per conto del califfato islamico è il segno che la Germania sta entrando nel mirino dei terroristi e che il farsi trovare isolata sulla scena internazionale sarebbe suicida.

Da qui la necessità di una protezione europea visto il disimpegno americano. Far digerire ad un elettorato ribelle una Unione più integrata è attualmente un azzardo per ogni politico europeo. La Germania ha bisogno di un’Europa tedesca, quanto i suoi partner siano disposti ad accettarla è la sfida dei prossimi mesi. Per otto anni il governo Obama ha condotto una politica economica opposta al rigorismo tedesco ed il risultato è stato Trump. Allora non è vero l’assioma che la disciplina di bilancio porta al populismo, si dice dalla parti di Berlino. E c’è da star certi che se ai tedeschi verrà chiesto di rinunciare all’ordoliberismo che ispira il loro rigore finanziario saranno disposti a trattare sul termine liberismo ma mai sull’ordine.

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