Clima, sfida global
con l’aiuto del Papa

Chissà che aveva da fare di così importante Scott Pruitt, direttore dell’Agenzia americana per l’Ambiente Epa, in pratica il ministro dell’Ambiente di Trump, per abbandonare fin dalla sessione mattutina il G7 dei ministri dell’Ecologia di Bologna, dopo aver pronunciato una blanda, blandissima dichiarazione di intenti («continueremo gli sforzi nel campo della lotta al cambiamento climatico»). Niente di più che una dichiarazione di circostanza, il minimo sindacale. È evidente che il ritiro del ministro americano «negazionista» (criticatissimo in patria dagli ambientalisti) aveva un significato politico: quello di sminuire e indebolire l’incontro sul clima dei sette Paesi più sviluppati dell’Occidente, che insieme coprono la metà del Pil mondiale. Dopo la defezione di Donald Trump dagli accordi Cop 21 di Parigi, che prevedono il contenimento entro la soglia di due gradi dell’innalzamento della temperatura mondiale attraverso il taglio dei combustibili fossili e l’utilizzo di energie rinnovabili, l’Europa, il Giappone e il Canada si ritrovano soli a fronteggiare un problema di importanza colossale: quello del riscaldamento del pianeta.

Al vertice di Bologna c’era, non a caso, come osservatore speciale, insieme a Etiopia, Ruanda e Cile anche il rappresentante delle Maldive, l’isola che rischia di scomparire in pochi anni proprio per effetto del riscaldamento terrestre insieme a numerose altre isole del Pacifico.Che fare dunque? Disperarsi per il voltafaccia degli Stati Uniti, legati mani e piedi all’economia del carbone e degli idrocarburi? La risposta è quella di andare avanti nonostante tutto, come ha annunciato il nostro ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, concentrandosi anche sugli altri temi, come il grande problema dell’Africa, lo sviluppo della finanza verde, l’inquinamento marino, l’economia circolare (basata sul riutilizzo delle materie prime), l’orientamento di un fisco basato sulle buone pratiche ecologiche, le banche di sviluppo e via dicendo.

Su tutto questo i ministri del G7 hanno trovato una grande intesa, così come l’avevano trovata a Parigi per la prima volta. In quell’occasione si trattò di un accordo storico, basato su 185 Stati del mondo, quelli che Trump ora vorrebbe buttare giù come birilli in materia ambientale riaffermando il potere dell’impero americano. In realtà per l’Europa è forse l’occasione più grande, storica potremmo dire, perché le viene data la possibilità di muoversi senza l’ombrello americano, prendendo su di sé il destino delle nuove generazioni. In questa sfida non sarà sola: anche la Cina ha avviato un percorso di eccezionale sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico. Insomma, per l’Unione e i suoi partner mondiali è la classica occasione in cui si può fare di necessità virtù.

Il punto di partenza può essere proprio uno dei due convitati di pietra di questo vertice, insieme con il presidente Donald Trump. Stiamo parlando di Papa Francesco, la cui Laudato si’ è stata espressamente citata dal ministro canadese Catherine McKenna: «Il Papa è una guida per tutti noi». Non ci riferiamo solo ai contenuti dell’enciclica, ma anche a quel metodo di dialogo a tutti i costi che è alla base del magistero di Francesco. Un metodo che ha prodotto grandi risultati anche a livello planetario con Cop 21. La questione ambientale non è soltanto una questione strettamente ecologica ma è connessa allo sviluppo dei Paesi poveri, alle migrazioni, alla pace, e al sostentamento di milioni di persone. Per questo è necessaria una collaborazione politica ai più alti livelli. E il senso della Carta dei valori e delle azioni firmata dai leader religiosi di tutto il mondo e consegnata ai rappresentati dei Paesi del G7. Dunque da Bologna può partire la sfida globale non solo per la salvaguardia del creato, come scrive nella sua enciclica Francesco, ma anche per una rinnovata concordia in materia ambientale. Come? Decidendo di prendere in mano il proprio destino, continuando a dialogare, come ha raccomandato anche l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e arrivando a risultati concreti che possano fare a meno dell’avallo americano. Se le religioni di tutto il mondo, dal cattolicesimo al buddismo, hanno trovato un accordo su questo, gli Stati e i potenti della Terra dovrebbero seguirne l’esempio.

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