Freud, Marx e il bebè
americano di Vendola

Ci sono tanti risvolti sconcertanti nella vicenda che ha visto protagonista Nichi Vendola. L’ex governatore della Puglia, oggi presidente di Sel, la formazione che sta a sinistra del Pd, ha annunciato di avere un figlio. O meglio un «figliastro» visto che la paternità è in realtà del suo compagno, dal cui seme è nato Tobia Antonio, grazie al ricorso ad una «mamma surrogata». Non è il primo a seguire questo percorso. Ma nel caso di Vendola lo sconcerto nasce dalla quantità di corti circuiti che la sua scelta ha fatto scattare, raccogliendo perplessità anche sul suo fronte politico.

Proviamo a metter in fila un po’ di questi risvolti. Vendola per realizzare questo desiderio suo e del suo compagno, il canadese Eddy Testa, ha seguito la strada più sicura: è andato in California, Stato dove la maternità surrogata è ammessa dalla legge. Fa specie quindi che un leader di una sinistra «senza se e senza ma» si riveli a tal punto in osmosi con la cultura americana. Che è una cultura magari libertaria ma certamente caratterizzata da un consumismo estremo. Il percorso da ideali della sinistra ad una visione yankee della vita è un percorso a dir poco sconcertante…

Ma la rotta verso la California significa anche un’altra cosa. Che Vendola ha scelto anche la strada indubbiamente più cara per realizzare il suo desiderio. Decidere di avere un figlio con maternità surrogata in California significa affrontare un costo valutabile tra i 120 mila e i 200 mila dollari, senza tener conto di tanti costi aggiuntivi, per tenere la relazione con una madre che sta comunque a qualche migliaia di chilometri da Terlizzi, paese dove oggi Vendola vive con il suo compagno. Insomma è una scelta che un tempo sarebbe stata definita di classe: possibile solo a un piccolo ceto di privilegiati e assolutamente fuori dalla portata di quelle che, sempre una volta, venivano definite «le masse». Qualificare come di sinistra un comportamento di questo tipo è cosa davvero ardita…

Ma non finisce qui. La questione della «maternità surrogata» apre anche il capitolo del rispetto del corpo femminile e quindi di uno sfruttamento illecito, per quanto evidentemente consenziente. Non a caso Diego Fusaro, giovane filosofo, oggi molto ascoltato, dal suo blog che tiene su Il Fatto ha voluto incalzare Vendola, sollevando alcune questioni taglienti per qualsiasi coscienza progressista e attenta ai diritti. Ha scritto Fusaro: «Diciamo una cosa di sinistra, come si sarebbe detto una volta: da un punto di vista marxiano e gramsciano, l’utero in affitto è una pratica abominevole, perché usa le donne povere come merce disponibile e considera i bambini come oggetti-merce, come articoli di commercio on demand, prodotti su misura (con possibili derive eugenetiche) dal consumatore egoista portatore di illimitata volontà di potenza consumistica. Non v’è nulla di emancipativo in questa pratica abominevole, che segna il trionfo del capitale sulla vita umana, dell’economia sulla dignità. Chi la accetta o la difende, è connivente con il classismo e con l’abietta riduzione dell’umano a merce».

Sono parole sottoscrivibili dalla prima all’ultima e che paradossalmente evidenziano una possibile ricaduta positiva della vicenda Vendola: anche a sinistra si inizia a capire con più chiarezza quali siano i rischi che un’affermazione unilaterale dei diritti comporta. In questo caso il «diritto» di una coppia omosessuale di avere un figlio, da una parte porta questa stessa coppia a far uso del corpo femminile come mera macchina da riproduzione. Dall’altra non tiene in nessun conto il «diritto» del bambino, che viene strappato alla sua madre naturale. Non solo il Papa ma anche Freud, Marx e Gramsci avrebbero qualcosa da ridire.

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