Giorni che restano
nella memoria
e nel cuore

Ci sono giorni che si affastellano tra loro e scivolano via nel dimenticatoio come se non fossero mai esistiti. E ce ne sono altri, invece, che restano scolpiti nella memoria e nel cuore di molti. Quelli che Bergamo si appresta a vivere a partire dalle prossime ore saranno inevitabilmente tra questi ultimi. Nel tardo pomeriggio di oggi sarà a Bergamo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il settimo Capo di Stato italiano che onorerà la città con la sua presenza.

Riservato e mite, ma fermo nelle proprie convinzioni, non farà fatica ad entrare in sintonia con una città (e una provincia) che alle parole ha sempre preferito i fatti, che alle polemiche ha sempre anteposto il fare, e il fare bene, per il bene di tutti. Certo, la lunga crisi economica che ha investito il mondo occidentale non ha risparmiato nemmeno la Bergamasca, provocando nuove ferite nel tessuto sociale della nostra terra: più povertà, più emarginazione, più solitudine, senza contare l’angoscia e lo sconforto in cui finiscono inevitabilmente le famiglie i cui figli non riescono a trovare un lavoro, sempre ammesso che anche i padri non l’abbiano perso.

In soli sei anni - dal 2010 al 2015 - il lavoro dipendente nella Bergamasca ha lasciato sul campo undicimila posti. Un dato che si commenta da solo. Per non parlare delle imprese che hanno chiuso la produzione. Eppure, nonostante questo, i bergamaschi non hanno mai mollato, vanno avanti, contro tutto e contro tutti. Anche contro una certa burocrazia statale troppo «zelante» che anziché agevolare, rallenta, complica, ritarda. Ma c’è un altro dato che va sottolineato oggi, proprio nel giorno in cui il Presidente della Repubblica giunge a Bergamo: sebbene «mortificati» nel lavoro, i bergamaschi non hanno mai fatto venir meno la loro solidarietà nei confronti di chi ha più bisogno. Non c’è solo il lavoro e la famiglia tra i valori che la nostra terra persegue tenacemente ogni giorno: c’è anche il rispetto del prossimo, il rispetto degli altri, un rispetto così alto e sincero che nell’attuale emergenza per l’accoglienza dei migranti fa sì che la nostra provincia - ancora una volta - sia al primo posto in Italia, confermando che i valori di vicinanza a chi soffre contraddistinguono la nostra gente, andando bene al di là dei luoghi comuni e degli stereotipi che banalmente tratteggiano noi bergamaschi. E che dire del mondo del volontariato di casa nostra? Basta e avanza sottolineare che è il più numeroso dello Stivale...

Un’etica, quella bergamasca, che ciascuno di noi custodisce gelosamente all’interno del proprio essere, e che passa di padre in figlio, di generazione in generazione come la cosa più naturale di questo mondo. Un fatto anche e soprattutto culturale, e non è certo un caso che la visita del Presidente Mattarella alla nostra città voglia porre il giusto sigillo a due appuntamenti culturali di assoluto prestigio: lo straordinario concerto diretto dal maestro Riccardo Muti sul podio del Teatro Donizetti - per celebrare i cinquant’anni di direzione d’orchestra, iniziati proprio al «Donizetti» il 27 novembre del 1966 -, e la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Bergamo, una «casa della cultura» tra le più vivaci del nostro Paese, tanto che, nel settembre scorso, è entrata a far parte del «Times Higher Education Ranking», di fatto la classifica dei migliori atenei del mondo. Certo, siamo nella fascia mediana (tra il 401° e il 500° posto, su 980 università dei cinque continenti), ma il riconoscimento dà l’idea di un cammino iniziato quasi mezzo secolo fa e che non si è mai interrotto, alla ricerca di una sempre maggior qualità.

Se la presenza del Capo dello Stato è motivo di orgoglio, altrettanto lo è quella del maestro Muti sul podio del «Donizetti», che lo vide affacciarsi per la prima volta in quel ruolo esattamente cinquant’anni fa. Una delle «bacchette» più celebri al mondo, sinonimo della miglior cultura italiana, sceglie il teatro cittadino per una celebrazione così importante nella carriera di un’artista del suo valore. È pur vero che qui ha iniziato, ma Muti avrebbe tranquillamente potuto festeggiare altrove il mezzo secolo di carriera: il fatto che abbia preferito la nostra città per un simile evento va letto come un segno di affetto e di stima, sentimenti che certo contribuiranno a rendere indimenticabile il concerto di questa sera.

Nella prospettiva culturale in cui si inserisce la presenza di Mattarella in città, a noi de «L’Eco» piace sottolineare anche la visita alla nostra redazione, un grande onore di cui gli siamo riconoscenti fin d’ora. Da oltre 136 anni portiamo in edicola, ogni giorno, le cronache, le speranze e i sogni della gente bergamasca, e il fatto che il Capo dello Stato abbia accettato di venire a conoscere la nostra storia dipanatasi dal pensiero e dall’azione di Nicolò Rezzara fin dal 1° Maggio del 1880 ci riempie di orgoglio e di soddisfazione, ancor più perché ciò avviene nel dodicesimo anniversario della morte di monsignor Andrea Spada, storico direttore del nostro quotidiano, per certi versi «rifondatore» del giornale. Per noi sarà un giorno davvero memorabile.

I «puristi», infine, non storcano il naso se nella coda di questi giorni «meravigliosi» ci infiliamo pure l’attesa per l’incontro di sabato allo stadio di Torino, dove l’Atalanta affronterà la Juventus. Ma la squadra nerazzurra è senza dubbio sinonimo di Bergamo e capire la passione che la città prova nei suoi confronti serve anche per conoscere i bergamaschi. Sperare non costa nulla, e se il colpo riuscisse, i giorni fantastici sarebbero davvero tanti...

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