Gli applausi al ministro
E a noi la multa

A vederlo pare uno di noi. Senza mani sul manubrio, aria un po’ sciatta, qualche pensiero che ronza in testa, come succede ai comuni mortali quando vanno al lavoro. Graziano Delrio, il nuovo ministro delle Infrastrutture, ha fatto centro.

È rimasto nell’immaginario nazionale per l’aria appunto trasandata di chi proprio non se la tira. Il collaboratore fidato di Matteo Renzi è l’uomo qualunque, lascia l’ufficio di sottosegretario alla presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi per recarsi nella sede del suo ministero, e lo fa in bicicletta.

Nelle strade arroventate dal traffico demenziale della capitale imbocca una ciclabile e con disinvoltura gode della libertà che affascina ogni italiano: va senza casco. A Roma già viaggiare con le due ruote è un rischio per l’incolumità personale, farlo senza l’adeguata copertura al capo, un azzardo. Ma è proprio questo che coinvolge. Volete mettere quei malcapitati turisti tedeschi che, con tanto di bandierina posteriore a segnare la visibilità del mezzo e bardati di caschi antitutto, osano sfidare le anguste vie del centro storico e stoicamente devono fermarsi ad ogni piè sospinto perché il burino di turno ha posteggiato dove non doveva, o addirittura si è buttato a motore rombante lungo viuzze nate per l’antica plebe e le lettighe delle matrone? Il passante che li incrocia fa il sorrisino di compatimento, chi a Roma cerca di attenersi alle regole non può essere che un bortolotto, diremmo a Bergamo.

Una volta toccava ai settentrionali, erano loro i portatori sani dei geni del buon ordine, del rispetto della legge. Cresciuti per secoli alla scuola dell’amministrazione piemontese e, per la parte del Lombardo Veneto, austriaca, l’avevano introiettata a tal punto da credere che valesse anche a Roma. Poi hanno capito e si sono emancipati. La linea della palma, amara profezia di Leonardo Sciascia, si era nel frattempo spostata a Nord e, come i fatti di cronaca quotidianamente confermano, messo le radici. Certo, sarebbe stato bello vedere l’ex sottosegretario e ora neo ministro viaggiare in sicurezza con tanto di casco. Si poteva sempre dire: ecco, vedete, lui è al governo ma fa atto di sobrietà, rinuncia all’auto blu e rispetta le regole della prevenzione stradale. Ma chi ci crede?

A parte i bambini in età d’asilo che ancora testimoniano dell’innocenza umana, la penisola è invasa dallo scetticismo. E poi la noia. Chi se lo fila uno che ti dice che ti devi comportare bene, perché così devon far tutti. Il minimo che gli tocca è di essere un autoritario, un prevaricatore delle libertà individuali . Quelle appunto per esempio di andare in bicicletta senza mani e senza casco. A un giovane bergamasco ospite in questi giorni nella cittadina austriaca di Ried im Innkreis è toccata una multa per le stesse ragioni per le quali Graziano Delrio è entrato nei nostri cuori. Non ha rispettato le regole. Se n’è fatto una ragione, mentre qui imperava il silenzio.

E chi se la sente di dire o di scrivere che un ministro è pur sempre un ministro, cioè un esempio da seguire: e in un Paese come il nostro forse un messaggio andrebbe pur dato. Sbagliato, perché qui i politici non devono guidare, ma essere guidati. E lo devono fare, dando l’impressione che sono come noi e quindi con il peggio dei nostri difetti. Angela Merkel trascorre questi giorni pasquali ad Ischia. Nella sporchissima, e qualcuno dice anche corrottissima isola termale – secondo Gianni Minà la metafora dell’Italia di oggi – la cancelliera si trova bene. Vi viene da anni e anche quando ha saputo che il sindaco è stato messo in galera per corruzione non ha fatto una piega. La libertà come licenza è un sogno proibito nelle società civili. Respirarne l’aria fa parte della vacanza e della distrazione.

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