I due volti un paese
generoso e negligente

Che il «grande cuore» italiano (e bergamasco in particolare) si sia messo a correre all’impazzata in soccorso delle popolazioni terremotate non fa quasi più notizia. Siamo un popolo di santi, poeti ed eroi, ma al di là delle «macchiette» folcloristiche, quando c’è da rimboccarsi le maniche per aiutare chi soffre e dare un tetto a chi non l’ha più, non siamo secondi a nessuno, offrendo davvero al mondo un grande esempio di quel «Bel Paese» che siamo.

A chi, in queste ore, scava tra le macerie per cercare di strappare alla morte un uomo, una donna, un bambino, deve andare il «grazie» sconfinato di ciascuno di noi. Resta, tuttavia, un’altra sconsolante verità del nostro amato «Stivale»: sebbene il nostro possa essere definito «il Paese dei terremoti» - l’elenco dei sismi che l’hanno attraversato portando con sé una lunga scia di morti e di distruzione, è purtroppo ben noto -, poco o nulla è stato fatto per evitare tragedie così immani ogni qualvolta tremi la terra. Non si tratta, ovviamente, di «calendarizzare» il giorno e l’ora del terremoto, ma di mettere in atto tutte quelle strategie in grado di limitare il più possibile lutti e macerie: edifici e materiali antisismici, monitoraggi costanti dei borghi storici, concreto utilizzo dei geologi nelle diverse fasi di urbanizzazione del territorio, norme di comportamento da insegnare a scuola piuttosto che sui luoghi di lavoro... In Italia funziona così: non sistemiamo le buche nelle strade, ma siamo bravissimi nel mettere il cartello che segnala il fondo stradale sconnesso: costa di meno (tanto è sempre un problema di soldi) e legalmente siamo a posto. E - soprattutto - la nostra coscienza è pulita.

Ma è ora di uscire da queste logiche che non portano a nulla se non a dover aspettarci una nuova tragedia. Oggi lo dobbiamo non soltanto alle vittime di Amatrice e dintorni, ma anche a tutti coloro - volontari e non - che continuano a mettere a repentaglio la propria vita per sopperire alle negligenze altrui.

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