I pannicelli caldi?
Non per i veleni

Per fortuna arriva il vento del Nord, a spazzare i veleni che imperversano sulle città italiane. È l’unico rimedio certo contro le polveri sottili che da giorni rendono l’aria irrespirabile. Se poi si aggiungesse un po’ di pioggia, sarebbe il massimo. Inutile aspettarsi molto di più dai provvedimenti straordinari del governo, che ieri ha voluto indicare misure straordinarie contro l’emergenza smog attraverso il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, di concerto con i governatori delle Regioni e i sindaci delle grandi città metropolitane.

A parte i fondi per il trasporto pubblico locale, la principale misura riguarda la possibilità di abbassare i limiti di velocità da 50 a 30 chilometri all’ora nelle città e da 130 a 110 chilometri orari nelle autostrade. Peccato che le polveri sottili a Milano siano addirittura aumentate dopo oltre tre giorni di blocco totale del traffico e dunque non si capisce quale giovamento possa apportare sulla qualità dell’aria il rallentamento delle auto. Forse rallentare servirà a non investire i pedoni, ma sulla qualità mefitica delle nostre metropoli c’è poco da sperare se gli automobilisti staccheranno il piede dall’acceleratore. Inoltre, paradossalmente, il rallentamento a trenta all’ora rafforzerà le code, aumentando il congestionamento del traffico, soprattutto in molte arterie a scorrimento veloce, e quindi potrebbe provocare ancora più inquinamento. Quanto al ritorno ai 110 all’ora, forse qualcuno, durante la riunione al ministero, si è ricordato con nostalgia del ministro Ferri, il famoso ministro dei 110. Forse i divieti serviranno a produrre qualche multa in più, con giovamento delle casse comunali e statali. Basta un multavelox. Ma il multavelox non è propriamente uno strumento per ridurre le polveri sottili.

Anche la decisione di abbassare di due gradi i riscaldamenti di uffici e centri commerciali (chissà perché proprio due gradi, forse ci si è ispirati alla Conferenza sul clima Cop21 di Parigi) è di difficile applicazione per mancanza di controlli e basandosi sulla semplice «moral suasion». Peccato, perché come è noto la maggior causa di smog nelle città sono le biomasse, prodotte dai riscaldamenti.

Certamente più efficaci possono essere investimenti sul trasporto pubblico, così come gli incentivi per bus, treni, car e bike sharing. Ma si tratta di investimenti a lungo termine, che tendono a incentivare un certo stile di vita, ma non risolvono i grossi problemi di questi giorni. Molto più utile è l’aver capito che questi problemi richiedono un coordinamento, come deciso dal governo, perché non si può più procedere in ordine sparso Comune su Comune, come ha intelligentemente rilevato Piero Fassino, che ha commentato le magnifiche sorti e progressive di una strategia nazionale, forse per nascondere i pannicelli caldi emersi dal vertice anti inquinamento. Ma si sa che è ancora troppo poco. Istituire la solita task force non basta. Un Paese dell’Occidente come l’Italia avrebbe dovuto avviare da tempo una seria politica industriale per ridurre le emissioni inquinanti e la Co2, attraverso la riconversione dell’industria dei trasporti e gli investimenti in energie pulite. Ma in Italia non c’è nulla di più rado di un progetto, di una visione di una mentalità e di una politica che guardi al domani. Su questi argomenti noi italiani andiamo veramente a trenta all’ora.

E dunque, come accennato all’inizio, non ci resta che sperare nel vento e nella pioggia. Ah, dimenticavamo, un’ultima prescrizione: spegnete i caminetti. Ce lo raccomanda caldamente il ministero dell’Ambiente. Servirà a poco, ma forse è utile a creare l’atmosfera giusta, quella che ci raffredda un po’ e fa molto emergenza invernale.

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