Idee startup per uscire
dalla crisi coronavirus

I devastanti effetti pandemici anche da un punto di vista economico, oltre che dallo scoramento generale di una società civile impaurita e impoverita, sono ormai certificati da numeri e trend a dir poco impietosi. A fine anno il Pil registra una contrazione di circa il 9%, la produzione industriale del 15%, mentre effetti ancor più disastrosi si evidenziano nei settori dei servizi, del commercio e del turismo. Una sostanziale tenuta ha caratterizzato nel complesso il settore manifatturiero, sia quello industriale che artigianale, così come il settore agricolo. L’azione del governo ha accusato, a volte, ritardi inspiegabili e gli interventi di sostegno, i cosiddetti «ristori», sono stati diffusi ma poco consistenti.

Nei mesi estivi poi, tra proclami scientifici rassicuranti e scandalosi sovraffollamenti goderecci, è mancata un’azione coordinata che predisponesse misure adeguate ad attenuare le conseguenze di quella che si sarebbe poi evidenziata come una seconda pesantissima ondata del virus.

In un contesto così ondivago, tipico del nostro Paese, segnali positivi sono giunti da imprese innovative, presenti anche nella nostra provincia, che sono riuscite a contenere il calo dei livelli produttivi e in qualche caso a mantenerli e addirittura a incrementarli. Segno che l’innovazione e l’audacia sono nel Dna dell’imprenditoria italiana, che sa reinventarsi a seconda delle situazioni e delle opportunità, mettendo in campo un’esemplare combinazione di talento, visione, competenze e spirito pionieristico. Ce lo confermano, in particolare, i dati del rapporto del ministero dello Sviluppo economico (Mise), aggiornato al 30 settembre scorso, realizzato grazie al supporto delle Camere di Commercio. L’ecosistema italiano legato alle start up ha continuato a crescere, passando da 10 mila unità al termine del 2019 a 12 mila al 30 settembre 2020. Si tratta di aziende prevalentemente di piccole dimensioni, che nascono anche per iniziativa di tanti giovani imprenditori capaci di vivere appieno il presente, intercettandone opportunità e attese e traducendo le idee più brillanti e percorribili in progetti di business competitivi. Il 73,6% di queste aziende fornisce servizi di vario tipo alle imprese; il 35% produce software e consulenza informatica; il 13,7% attività di ricerca e sviluppo; il 9,1% servizi di informazione; il restante 17,7% opera nel manifatturiero.

Da un’indagine condotta da VC Hub Italia (Associazione dei Ventur Capital, degli investitori in innovazioni e delle start-up) è emerso che negli ultimi dieci mesi, grazie anche al diffuso impiego dello smart-working, il 62% delle start-up ha realizzato una crescita della produttività, il 58% ha aumentato il personale, il 32% ha fatto registrare un incremento della domanda, il 27% ha ottenuto una crescita dei ricavi. Un indubbio vantaggio a queste imprese è derivato da provvedimenti fiscali come la detrazione Irpef del 50% e la detraibilità fiscale per gli investimenti privati fino a 300.000 euro. Ulteriori favorevoli opportunità deriveranno da un’iniziativa della Cassa Depositi e Prestiti che alla fine dello scorso ottobre, su impulso dell’ad Salvatore Palermo, ha creato due «Piattaforme» destinate ad essere «acceleratori» di queste attività per i prossimi anni.

La «Piattaforma imprese», che fornisce servizi professionali per la crescita delle aziende ad alto potenziale che ricevono una consulenza personalizzata mirata e accedono a quaranta servizi professionali di società di consulenza internazionale. La «Piattaforma Digital Xcelerator» predisposta per l’apprendimento delle tecnologie multimediali e di internet (e-learning), che può essere utilizzata gratuitamente dalle start-up esistenti e da quelle in via di costituzione allo scopo di ricevere strumenti adeguati a fronteggiare il mercato e sviluppare competenze di tipo imprenditoriale. Queste iniziative, come ha dichiarato l’ad Palermo, «nascono dalla convinzione che al supporto del capitale umano, sul fronte delle strategie, dello sviluppo manageriale, dell’innovazione e della trasformazione digitale, è strettamente legato il futuro del Paese». Sarebbe proprio il caso che il governo facesse tesoro di queste iniziative nella redazione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza».

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