La forza di chi sa
non usare la forza

Una donna viene sorpresa in adulterio. Deve essere condannata a morte. Così inizia il Vangelo che si leggerà nelle chiese domenica prossima. Gli ebrei osservanti, scribi e farisei, la portano da Gesù e gli fanno notare che, per la legge in vigore, uno sgarro del genere comporta la pena di morte.

In realtà si tratta di un tranello: vediamo un po’ se Gesù, per essere coerente con i suoi gesti di perdono, oserà mettersi contro la legge scritta nella Bibbia. Gesù, provocato, provoca a sua volta gli accusatori: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Il Vangelo racconta che tutti se ne vanno via, «cominciando dai più anziani». Restano Gesù e la donna, soli. Gesù constata che nessuno ha condannato la donna. «Neanch’io ti condanno, le dice, va’ e d’ora in poi non peccare più».

Il brano viene citato spesso come splendido esempio di misericordia evangelica. Ma non è solo questo. Due mentalità si affrontano: quella dei farisei che accusano la donna e quella di Gesù che la perdona. I farisei sono sicuri di aver ragione perché la donna ha veramente commesso un adulterio e perché la legge stabilisce che l’adultera deve essere uccisa, precisamente a colpi di pietra: lapidazione. Proviamo a ipotizzare che cosa sarebbe successo se l’accusa avesse avuto un seguito. La legge stabilisce che uno dei testimoni abbia il «privilegio» di scagliare la prima pietra. Una volta scagliata la prima pietra, gli altri sono autorizzati a fare come lui. Tutti si accaniscono contro la donna e la ammazzano. Dunque: tutti sono d’accordo nel dire che la donna è colpevole e, grazie a quell’accordo, la comunità cementa i suoi legami. È il tipico manicheismo della violenza: tutta la colpa sta da una parte e tutta la ragione sta dall’altra. La colpa – vera – della donna fa da cauzione all’innocenza – falsa – degli accusatori. Falsa, perché gli accusatori si sentono innocenti solo in quanto non sono adulteri. Ma non basta non essere adulteri per essere innocenti.

L’azione di smontaggio di Gesù parte proprio da questo: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». Non vi accorgete che il cerchio che state stringendo attorno alla donna potrebbe stringersi, per altre colpe, attorno a voi? Tutta la società esploderebbe perché tutti potrebbero accusare tutti, e nessuno si salverebbe. Se quindi gli accusatori non devono lanciare le pietre contro l’adultera, non è tanto per salvare lei, quanto piuttosto per salvare se stessi. Non si tratta, infatti, di eliminare quella colpa, ma di eliminare il meccanismo messo in piedi per eliminarla, che rischierebbe di far perire tutti in uno scontro generalizzato.

Tutti se ne vanno, dunque. Restano solo Gesù e la donna. La donna non è caduta vittima della scorciatoia della violenza. Ma ha commesso adulterio, comunque. È stata liberata dalla violenza della lapidazione ma non può liberarsi dalla violenza inferta a se stessa e alle persone della sua casa. Gesù ha evitato che l’adulterio diventasse il pretesto facile per l’innocenza falsa degli altri. Adesso va oltre e propone alla donna di cancellare il suo passato: lui lo può fare. Le chiede soltanto che il passato ripulito dalla misericordia sia il punto di partenza per un futuro diverso: «Va’ e non peccare più».

La prima parte dello straordinario racconto, dunque, è l’igiene nei riguardi dei meccanismi violenti della società. La seconda è l’epifania di una misericordia superiore che fa rinascere la peccatrice.

Si può soltanto notare come sia importante il gioco di quei due livelli. La società ha bisogno della forza di chi è capace di non usare la forza. Ma ha anche bisogno di chi fa l’esperienza di un perdono immeritato ed è disposto a concedere lo stesso perdono agli altri. Se il Padre che è nei cieli mi ha perdonato, anch’io sono invitato a perdonare gli altri qui, sulla terra. È la misericordia, profetica e non dovuta, di chi porge l’altra guancia, ama i nemici e prega per i persecutori. È il lievito buono, invisibile e prezioso, che può far fermentare tutta la pasta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA