La ripresa è robusta
L’incognita del voto

D’accordo, non si tratta di un «miracolo economico» come quello degli anni Sessanta, ma la ripresa continua timidamente a tenere il passo. Anzi, si irrobustisce. Lo rivelano gli ultimi dati Istat, che registrano anche un lieve abbassamento della pressione fiscale, che pure resta oltre il 40 per cento, una delle più alte d’Europa insieme a quelle dei Paesi scandinavi (che però come abbiamo detto tante volte forniscono ben altri servizi di Welfare). Nel terzo trimestre del 2017 in Italia la pressione fiscale è stata pari al 40,3 per cento,in riduzione di 0,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Non è poco. Si tratta del valore più basso dal 2011. Anche il dato relativo ai primi nove mesi del 2017, pari al 40,2 per cento, è il più contenuto da sei anni.

In ripresa anche la propensione al risparmio (aumentata dopo quattro trimestri consecutivi in discesa finalmente di 0,5 punti, salendo complessivamente all’8,2 per cento) insieme al potere d’acquisto (vedremo se i saldi di questi giorni costituiranno un test di conferma). Nei primi tre trimestri si è registrato un deficit pari al 2,3 per cento del Prodotto interno lordo, dunque ben al di sotto del 3 per cento, anche qui «in miglioramento» di 0,2 punti sullo stesso periodo dell’anno precedente, così da toccare il valore più basso dal 2007. È l’Istat a parlare di una «crescita significativa». E lo stesso vale per il potere d’acquisto, salito dello 0,8 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,1 per cento in termini tendenziali. È come se gli italiani si ritrovassero in tasca più soldi, da spendere o da mettere in banca. Anche l’inflazione si sta irrobustendo. Sembra così scongiurato il pericolo della deflazione poiché i prezzi sono tornati leggermente a salire proprio per via di una domanda più sostenuta. Anche se l’inflazione resta stabile (oggi è pari allo 0,9 per cento, ben al di sotto di quel due per cento considerato dagli economisti e dalla Banca centrale europea ottimale per garantire una crescita sostenuta). Ad aumentare sono soprattutto i voli del trasporto aereo, con un’impennata del 27,3 per cento.

L’Istituto di statistica, anticipando questi dati provvisori, parla di «una chiara inversione di tendenza», che consente di riagganciare il livello dei prezzi del 2013, ovvero di quattro anni prima. A fare la differenza sono i beni energetici (carburanti, luce e gas, come sappiamo sottoposti a una vera e propria stangata di inizio anno, anche per via della politica dell’Opec) e gli alimentari freschi (frutta e verdura in primis). «Dati incoraggianti sui conti pubblici, comincia a scendere la pressione fiscale, cresce finalmente il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Risultati da migliorare, non da sprecare». Lo scrive su twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, commentando i dati dell’Istat. I risultati si spiegano grazie anche al fatto che una schiera sempre più folta di aziende si va cimentando nei circuiti del mercato globale, con grande spirito di iniziativa. È infatti l’export a trainare la nostra ripresa economica. Stiamo inoltre assistendo a una espansione dei consumi. Su questa timida ripresa incombono però le elezioni del prossimo 4 marzo. Uno stop preoccupante (con una campagna elettorale preoccupante) che porta a uno scenario ancora incognito e che potrebbe vanificare il trend economico positivo faticosamente avviato. Anche perché gli italiani ancora non percepiscono questa inversione di tendenza. La crisi e la mancanza di posti di lavoro, per non parlare della disoccupazione giovanile, incombono ancora sul presente degli italiani.

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