Minaccia terrorismo
sconfiggere la paura

Alla vigilia del ponte pasquale la minaccia terroristica in Europa resta alta. In Italia il piano di protezione degli obiettivi sensibili è già in funzione. Ma c’è un allarme e non va preso sottogamba. Se lo dice Frontex, l’Agenzia europea della guardia costiera e di frontiera, c’è da preoccuparsi. Frontex in pratica monitora i flussi di immigrati ai confini dell’Europa attraverso pattugliamenti di osservatori e servizi segreti. Dispone anche di una forza di pronto intervento di 1.500 uomini. Controllando le frontiere e coordinando le operazioni di salvataggio in mare, è uno dei principali strumenti in grado di fornire informazioni sullo stato dell’Unione dal punto di vista della sicurezza.

Per l’Agenzia europea, che ha sede a Varsavia, diretta da Fabrice Leggeri, la tensione «non è diminuita e dobbiamo essere certi che non vi siano attraversamenti delle frontiere dell’Unione europea non intercettati». Leggeri ieri ha parlato dell’operazione Themis (quella di controllo dei mari, più spostata a Oriente rispetto all’operazione Triton che operava nel Canale di Sicilia) e ha affermato: «Se sottovalutassimo la minaccia terroristica ne andrebbe meno la sicurezza europea». Leggeri ha spiegato come i velivoli di Frontex in perlustrazione lungo le rotte marine dei migranti (Turchia, Grecia, Albania, Africa del Nord) abbiano rilevato flussi di migranti non intercettati da Algeria e Tunisia. Tali flussi «pongono preoccupazioni di sicurezza e stiamo lavorando per comprendere meglio la situazione». Dunque potrebbe essere questa la rotta dei nuovi terroristi, anche se il Daesh ormai è ormai in ritirata in Iraq e in Siria.

Le rotte dei migranti cambiano in continuazione. Sono in calo gli arrivi verso l’Italia dalla Libia, come già si sapeva, ma si registra invece «una crescita vertiginosa» di flussi verso la Spagna «e per questo, d’accordo con Madrid, si è deciso di condurre in modo permanente l’operazione Indalo (quella che controlla gli arrivi nella Spagna mediterranea, che gli spagnoli chiamano la via mediterranea). Fabrice Leggeri ha poi definito un paradosso l’aumento del numero delle richieste d’asilo nei Paesi Ue, a fronte del calo degli arrivi ( meno 60 per cento a livello europeo rispetto al 2017). «Stiamo lavorando per capire cosa ci sia dietro». Il direttore esecutivo di Frontex ha fornito altri dati. Dal primo gennaio ad ora sono stati seimila i migranti illegali intercettati sulla rotta del Mediterraneo centrale, il 62 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Ma solo il 71 per cento di questi è partito dalla Libia, rispetto al 95 per cento del 2017, perché nel 2018 il 20 per cento delle partenze dei migranti è avvenuto dalla Tunisia.

In termini di nazionalità, a sbarcare sono stati soprattutto eritrei (1.500), tunisini (1.200), seguiti da nigeriani, pachistani, libici (nuova tendenza) ed ivoriani. Non ci sono mai state prove che i terroristi viaggiassero clandestinamente sui barconi della morte. Generalizzare su tutti i clandestini bollandoli come potenziali terroristi sarebbe ingiusto e porterebbe solo a sollevare polveroni. I terroristi di matrice islamica sono solitamente cittadini dei territori su cui commettono gli attentati, figli di immigrati di prima o seconda generazione, oppure kamikaze venuti in aereo o in treno dai Paesi mediorientali. Ma tutto ciò non può escludere che quest’eventualità si possa verificare in futuro. L’Italia non è certo esente da questo tipo di allerta. È di poche ore l’arresto di un affiliato all’Isis che indottrinava bambini alla «guerra santa» e indicava l’Italia sui social networks come obiettivo dell’attività terroristica. I nostri apparati di sicurezza hanno dimostrato di saper proteggere e vigilare preventivamente. Il resto dobbiamo farlo noi continuando a vivere la nostra vita e cercando di non aver paura della paura.

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