Mondiali senza l’Italia
Divertiamoci lo stesso
Sì, se avremo lo spirito e il tempo per goderci le partite senza l’ansia da risultato. In fondo – ma, attenzione, è una magra consolazione – se la modesta Italia di Ventura avesse eliminato la Svezia allo spareggio, magari oggi ci riserverebbe un’insopportabile figuraccia. E allora ci divideremo così: i veri edonisti del pallone (intenditori spesso è una parola abusata), pronti a cogliere la grande bellezza delle giocate (i campioni da Ronaldo all’emergente Mbappé non mancano e poi qualche bella sorpresa salta sempre fuori); i tifosi a tutti i costi che cercheranno di trovare, se già non hanno scelto, una ragione di simpatia per qualche nazionale (va di moda l’Islanda per i contorni da favola, per non dire da fantasy, che si è ritagliata nella sua ascesa agli Europei, ma sostenere la Svizzera o la Danimarca, scusate, fa un po’ ridere: pronti ad applaudire Freuler e Cornelius, ma circoscriviamo la deroga ai piedi atalantini); gli indifferenti, dati ovviamente in rialzo mancando l’Italia; e quelle donne di casa (oggi non si deve più generalizzare perché il mondo è veramente cambiato) che «il calcio non lo seguo ma se gioca la Nazionale...». Ebbene, dove le collochiamo questa volta? Non è facile perché con le donne, busta 1, busta 2 o busta 3 sbagli sempre. Però una pista da seguire potrebbe essere quella dei giocatori affascinanti e di personalità spiccata. Ma anche qui cosa intendiamo per affascinanti? I parametri sono tutt’altro che scontati. Siamo già nel labirinto, meglio lasciar perdere e cercare una via d’uscita che poi ti danno magari del sessista.
Ci sono tanti buoni motivi per condividere una festa sportiva che – è la sua forza d’attrazione – capita ogni quattro anni, alimentandosi dell’attesa stessa. Tradita in parte dalla delusione azzurra, ma ormai i primi botti sono stati sparati – la Russia, non accreditata tra le favorite, ha subito segnato 5 gol all’Arabia Saudita – e allora balliamo sul mondo, come canta Ligabue, e godiamoci senza stress – che privilegio, dai prendiamola così – questa Coppa che in un mese di partite ci trasporterà nel cuore dell’estate. Accesa dai colori delle trentadue nazionali e dei loro popoli. Il Mondiale di calcio è anche un fenomeno di costume. E – parole nobili di Papa Francesco – un’occasione di incontro, di fraternità. Quali buoni semi possano germogliare dai prati degli stadi russi non è dato sapere, ma inevitabilmente una manifestazione di queste proporzioni è una vetrina planetaria. Un’occasione da cogliere. Sempre.
Vediamo chi riuscirà a prendersi la scena: i campioni non possono certo nascondersi; Putin reclama un posto al centro per ribadire, e possibilmente accrescere, la propria forza politica e promuovere un’immagine bella, organizzata e accattivante del suo Paese; la Fifa, che ha introdotto il Var anche qui, si aspetta riscontri significativi per l’evoluzione del calcio. Ma a noi basterebbe un guizzo, un volto, una storia che ci intrighi e ci faccia esultare lo stesso, strappandoci un sorriso.
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