Papà e mamma
miglior culla dell’umanità

«Si faccia una discussione seria e poi il Parlamento decida» ha detto Renzi a riguardo del dibattito in corso sulle unioni civili. Ma stando a ciò che viene riportato dai media, è proprio questa «serietà» che sembra mancare. Mi riferisco alla capacità dei nostri parlamentari di dialogare fornendo argomentazioni ragionevoli che possano condurre a un accordo, sta prevalendo invece il buttare in faccia la propria idea, aspettando il momento della conta dei voti.

Ora, se la questione è approvare una legge che istituisca le unioni civili per garantire in modo automatico dei diritti per le coppie omosessuali, su questo la maggioranza degli italiani e dei parlamentari è d’accordo; se invece la questione è approvare le unioni civili, perché si possa poi rivendicare il diritto al figlio, allora la maggioranza degli italiani non è d’accordo. Forse perché si vanno a toccare le basi dell’esistenza umana, della famiglia e della società. Di questo bisognerebbe discutere.

Per esempio la questione dell’origine personale. È evidente che colui che è messo al mondo è in relazione con coloro che lo hanno messo al mondo. Ma chi è intervenuto nel mettere al mondo questo bambino fornendo l’ovulo, il seme o l’utero, ha il dovere di essere in relazione con lui o può disinteressarsene? In altre parole, c’è una responsabilità in chi partecipa alla generazione di un bambino oppure si può bypassare questo dato oggettivo utilizzando termini tecnici come «donatore di gameti» e «maternità surrogata», oppure introducendo nuove figure legali come «genitore biologico», «coppia committente» o «genitori affettivi»? Se si fa a pezzettini l’origine biologica di una persona, vuol dire privarla delle sue radici. Non è uguale a chi perde i genitori, perché l’orfano può risalire alle sue origini, attraverso il racconto dei parenti per esempio.

Perché un bimbo non dovrebbe avere il diritto di sapere da chi ha preso gli occhi verdi e i capelli castani? Solo perché noi riteniamo che sia più importante l’amore della biologia? La prima domanda del medico quando un bambino ha qualche disturbo è se c’è familiarità, con qualcuno dei suoi parenti. L’identità biologica incide in modo determinante sulla propria storia personale. Uguale importanza ha sapere con certezza chi è la propria mamma e il proprio papà. Con l’utero in affitto abbiamo invece la moltiplicazione delle figure genitoriali. Ora qual è la condizione migliore per un bambino? Di certo quella della continuità genitoriale, cioè che i suoi genitori siano i medesimi che gli hanno dato l’identità biologica, poi quella affettiva e sociale. Ogni discontinuità produce traumi e crea confusione.

Si è anche detto che è meglio che un bambino cresca dentro una coppia omosessuale che vive in armonia affettiva piuttosto che dentro una coppia eterosessuale conflittuale. Posta così la questione è subdola e ingannevole. Perché ci sia confronto ci devono essere parità di condizioni. È meglio allora che cresca dentro una coppia omosessuale armonica o dentro una coppia eterosessuale armonica? A parità di condizioni, a me sembra che la differenza sessuale sia un elemento di ricchezza, ovviamente da sola non basta perché ci sia un buon rapporto educativo, ma dire che la differenza sessuale è indifferente per la crescita formativa di un bambino è mistificare la realtà, oltre che contraddire quanto insegna la moderna psicologia infantile.

Ci si potrebbe anche chiedere se il bambino che ha a che fare con persone di sesso diverso non faccia un’esperienza relazionale tendenzialmente più ricca del bambino che si relaziona prevalentemente con persone dello stesso sesso.

Altra questione interessante è quella sociale. La società deve garantirsi vitalità e futuro facendo in modo che nascano figli e che all’interno di essa via una mappa genealogica chiara, perché laddove non è chiaro da dove si proviene, possono nascere seri inconvenienti. Tanto è vero che alcune legislazioni, come quella inglese, sono già intervenute perché a seguito della fecondazione eterologa è possibile che un numero imprecisato di bambini abbiano lo stesso genitore biologico. Questo in futuro potrebbe portare a rapporti incestuosi tra persone che ignorano di avere lo stesso padre biologico. È un problema socialmente rilevante che rimanda ancora una volta al rapporto tra chi è generato e chi genera.

A me pare che la famiglia concepita come uomo e donna, padre e madre dei loro figli, possa essere ancora compresa come la migliore culla dell’identità umana. E a chi si presenta al mondo non si deve forse offrire il meglio disponibile?

Purtroppo nel dibattito in corso questi aspetti non appaiono, mentre predomina la rivendicazione del diritto al figlio, come diritto degli adulti, forse perché i piccoli di queste unioni non hanno ancora la forza per rivendicare i loro diritti. Ma è solo questione di tempo.

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