Passerella e mura
Scommessa vinta

Un cerchio bianco e una linea spezzata color arancio. Se li guardiamo dall’alto, dalle vette di google map oppure su una ipotetica cima orobica, si risolvono a questo i due grandi eventi che hanno scosso la bergamasca: il grande abbraccio alle mura venete e la passerella di Christo sul lago.

Due manifestazioni che hanno saputo coinvolgere migliaia di persone in un gesto positivo per la scoperta e la valorizzazione del territorio. Due momenti che sono partiti sotto tono come delle scommesse azzardate tinte d’ottimismo, come visioni artistiche pennellate di stravaganza. Perché mettersi a scarpinare sull’acqua esponendosi a chissà quali rischi? Perché affiancarsi a tanti sconosciuti accaldati in un pomeriggio di sole battente?

I guardiani del dubbio e i profeti di sventura avevano davvero pane per i loro denti. Eppure questi due eventi di massa, germogliati in sordina, sono cresciuti e sbocciati sotto gli occhi di tutti, riverberando la bellezza delle antiche mura e gli splendori del lago d’Iseo. Ma cosa ha funzionato? Cosa ha fatto la differenza rispetto ad altre iniziative partite in pompa magna e poi terminate in sommessi comunicati stampa? Insomma perché tanti si sono messi in viaggio sfidando il caldo, i trasporti incerti e l’incognita del meteo?

La chiave del successo in primo luogo sta nella chiarezza del messaggio lanciato. I due progetti sono stati costruiti senza elaborate strategie di comunicazione dai toni martellanti oppure sventolando il miraggio di ricchi premi e saldi. Alla base ha funzionato il tandem vincente composto da un traguardo chiaro e un buon vecchio passaparola, capaci però di risvegliare una sana curiosità e soprattutto il senso di appartenenza dei bergamaschi.

Elementi non banali, che forse non sono stati ancora inquadrati nella loro giusta potenzialità. Ricordiamo la candidatura a capitale europea della cultura: un obiettivo nobile e comprensibile, che però ha ceduto sul versante dell’inclusione. Non bastano appelli generici al sostegno di un progetto. E poi va detto che la parola «cultura» per molti bergamaschi resta un termine ostile, sinonimo di supponenza ed esclusività. I due eventi hanno invece rovesciato la prospettiva: venite tutti, partecipate, anche voi siete protagonisti.

Christo ha formulato la sua opera come un percorso, prima immaginato e poi reale, e ha invitato tutti ad un viaggio comune, con un corredo di personalissime emozioni.

La campagna per inserire le mura nel patrimonio riconosciuto dall’Unesco invece ha scelto l’immagine dell’abbraccio. Un simbolo di fraternità e condivisione. Non poteva esserci scelta migliore per rimarcare l’attaccamento dei bergamaschi ad uno dei monumenti chiave della loro storia. Certo il presenzialismo e la voglia di protagonismo non mancano. Ma in questi due fortunati episodi, il narcisismo è rimasto ai margini delle manifestazioni. Al centro c’era il messaggio: la tradizione, l’arte, la gente, i valori della nostra terra.

Il cerchio e la linea dai quali siamo partiti sono figure geometriche elementari, comprensibili a tutti: le hanno persino usate per lanciare messaggi ad eventuali intelligenze extra terrestri. Se l’abbraccio delle mura ha chiuso il cerchio della partecipazione e la passerella galleggiante ha indicato la linea per futuri sviluppi turistici, forse dovremmo capire che non servono grandi manovre per ottenere grandi risultati.

Forse basta un invito amichevole: vieni a vedere, c’è posto anche per te.

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