Regionali in Basilicata
I 5 Stelle alla prova

È probabile che domenica prossima il Partito democratico perderà la guida della Regione Basilicata: lo dicono l’andamento elettorale del partito, anche dopo il minimo rialzo dovuto all’effetto Zingaretti, e soprattutto le disavventure giudiziarie dell’ex governatore locale Pittella, arrestato l’anno scorso, che hanno sgretolato un sistema di potere consolidato da decenni. E tuttavia non sarà questa la notizia che risalterà, e cioè che il Pd per la terza volta, dopo l’Abruzzo e la Sardegna, avrà perso (se succede, naturalmente) la guida di una regione.

Anzi, è quasi certo che il Pd e le varie liste civiche collegate possano ottenere un risultato migliore di quello, da sprofondo, registrato alle politiche del 4 marzo 2018. È già successo in Abruzzo con Legnini e in Sardegna con il sindaco di Cagliari Zeddas che hanno portato il centrosinistra al 30%. E anche questa volta si potrebbe dire: nonostante tutto il Pd non è morto, dà ancora segni di vita. Così Zingaretti avrebbe modo di dire che il suo «nuovo corso» post (o anti?) renziano ha già cominciato a dare frutti.

La notizia non sarà nemmeno - sempre che accada beninteso - la vittoria del centrodestra, del suo candidato (in questo caso berlusconiano, si tratta di un generale della Guardia di Finanza in congedo) e della Lega. Tutti si aspettano che Potenza segua l’esempio di L’Aquila e di Cagliari, anche se la coalizione muove da patrimoni elettorali più modesti che altrove. La Lega qui aveva il 6%: bisognerà vedere di quanto crescerà. Del resto alle ultime comunali, nella «rossa» Terni Salvini da pochi spiccioli che aveva conquistò in un colpo solo il sindaco. Quindi tutto è possibile: certo il ministro dell’Interno si aspetta il terzo trionfo.

Ma la vera notizia delle elezioni in Basilicata riguarderà i Cinque Stelle. Sia che crollino, sia che sopravvivano. Se crollano dal 44,4% che avevano l’anno scorso – cioè dimezzano i voti, come nelle due elezioni regionali precedenti – sarà maggiore la possibilità di un rapido sgretolamento del Movimento. Per Luigi di Maio e Virginia Raggi la sfortuna ha voluto che i carabinieri arrestassero il presidente grillino del Consiglio comunale di Roma e indagassero l’assessore al Turismo intimo della sindaca, proprio alla vigilia delle elezioni lucane. Un’altra batosta, un altro guaio per una forza politica che, dopo aver vinto l’opposizione, sta velocemente perdendo la sfida del governo. Se invece per miracolo i grillini dovessero tenere botta, forse la partita potrebbe essere ancora aperta e non tutte le speranze di Di Maio sarebbero destinate a naufragare. Si raffredderebbero le aspettative di chi lavora ad un rapido capovolgimento dei rapporti di forza nel governo o, in alternativa, ad elezioni anticipate in estate.

Vale sempre il discorso che si tratta di elezioni regionali, con molte varianti locali: si è detto sia del sistema di potere del centrosinistra, rimasto intatto dalla metà degli anni ’90, del colpo durissimo subito con l’uscita di scena della influente famiglia Pittella. E chissà che il 44% dei grillini nel 2018 non derivasse da un buon lavoro sul territorio. Vedremo. Ma sarà inevitabile leggere questo terzo atto delle elezioni regionali in chiave nazionale per capire se i trend che abbiamo visto svilupparsi negli ultimi mesi si consolidino oppure no. Se il Pd zingarettiano, per fare un esempio, dovesse anche per un soffio superare il Movimento Cinque Stelle in caduta, questo lo porterebbe alla seconda posizione del podio e potrebbe riaprirsi una stagione di alternativa centrodestra/centrosinistra, con i grillini fuori dei giochi. Ma è presto per fare previsioni di questo tipo. Una cosa è certa: il voto del lucani non passerà inosservato.

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