Roncalli e Montini
due anime coraggiose

«Mio caro Signor Cardinale […]. dovrei scrivere a tutti i vescovi, arcivescovi e cardinali del mondo: come parlo di tutti e di ciascuno nella mia umile preghiera al Signore. Ma per intendere tutti, mi accontento di scrivere all’Arcivescovo di Milano, perché con lui io li porto tutti nel cuore, così come egli per me tutti li rappresenta» (4 aprile 1961). A metà del suo breve pontificato, in questo breve augurio pasquale Papa Giovanni si rivolge al cardinal Montini considerandolo come il rappresentante dell’intero episcopato, quasi a preconizzare il passaggio di testimone che sarebbe avvenuto un paio d’anni dopo.

In più occasioni, fin dal loro primo incontro a Roma, nel 1925, Roncalli manifesta stima e affetto per Montini, tanto da inserirlo in cima alla lista dei candidati alla porpora cardinalizia, poco dopo la sua elezione al soglio pontificio. La diversità di temperamento, non impedisce che tra i due si stabilisca un’intima sintonia spirituale: «Constato con piacere che c’è perfetta consonanza di impressioni e di indirizzi... Buonissimo mons. Montini: prelato che si prepara bene a funzioni più alte» (8 ottobre1941). Negli anni in cui si sente un po’ emarginato e dimenticato dai vertici vaticani, Roncalli può sempre contare sulla vicinanza cordiale di Montini: «In Segreteria di Stato ho un lungo e confortante colloquio con mons. Montini. È di gran conforto il sentirsi compreso, seguito e benvoluto» (nota del 4 settembre 1939). Ne apprezza la sensibilità anche nei momenti di lutto: «Il pensiero torna sempre alla mia cara mamma e ai miei… Fra le condoglianze di oggi notevole quella di mons. Montini» (28 febbraio 1939).

Ogni anno Roncalli gli recapita calorosi auguri per l’onomastico, attenzione che riserva a pochissimi altri, come sappiamo da una confidenza al parroco di Sotto il Monte: «Mio caro Prevosto, ho tanti amici e conoscenti di nome Giovanni. Ma a due soli posso concedere l’onore (!) di un mio biglietto in questo giorno: Mons. Montini della Segreteria di Stato e voi, parroco mio» (A don Giovanni Birolini, 24 giugno 1940). Roncalli ammira molte qualità del futuro Paolo VI: la lucida intelligenza, la squisita amabilità, la consonanza di vedute sulla situazione della Chiesa e del mondo, il gusto per la liturgia. Perciò insiste perché Montini, allora arcivescovo di Milano, si rechi a Venezia per coronare con la sua presenza e la sua parola le feste centenarie in onore di san Lorenzo Giustiniani. A conclusione traccia compiaciuto questo bilancio: «Alle 10 splendido Pontificale di mons. Montini… Rito perfetto, presenza di tutto il clero, in ordinato incesso; tenendosi conto della giornata feriale, presenza numerosa e piena di ammirazione del popolo, musica eccellente; discorso al vangelo di mons. Montini, letto dall’ingresso della iconostasi, stupendo, bene adattato, il migliore di tutto l’anno centenario» (5 settembre 1956). E due giorni dopo, scrivendo a un parente, ribadisce la sua soddisfazione: «Ho goduto tanto della presenza dell’Ecc.mo arciv. di Milano, mio antichissimo e ottimo amico. Tenevo tanto ad averlo qui» (7 settembre 1956).

Roncalli è affascinato dal linguaggio di Montini, dalla bellezza della sua prosa, dalla finezza del suo eloquio: «Da Milano arriva l’eco del discorso di mons. Montini in Duomo, parole di una bellezza ed efficacia a mio avviso incomparabile» (10 novembre 1956). Arriva perfino a provare una santa invidia nei suoi confronti: «Notte con parecchie interruzioni. Ne approfittai per leggere due discorsi: uno moderno, quello di Natale di mons. Montini: bello ordinato vivo, ma a cui io non saprei giungere né come contenuto né come stile. Lo ammiro e lo invidio: ma sarebbe troppo alto per me» (28 dicembre 1957). Durante le vacanze del 1955 Roncalli invita Montini a Camaitino, la casa estiva di Sotto il Monte, per trascorrere con lui alcune ore di familiarità e amicizia: «Nel pomeriggio ebbi la cara visita di S.E. mons. Montini. Mi fece tanto, tanto piacere… Ragionammo di cose gravi e interessanti; inizio di un dialogo più lungo che continuerà» (5 agosto1955). Ogni incontro, anche il più occasionale, è spunto per un elogio: «Cena a S. Sofia invitato dai monsignori arciv. Montini e Pignedoli…. Seguì la conversazione con mons. Montini, che mi lascia sempre edificato e in ammirazione» (2 marzo 1958). Due vescovi interamente conquistati dall’amore per Cristo e per la Chiesa. Due anime capaci di pensieri alti e di scelte coraggiose. Due uomini con il gusto dell’amicizia, dell’incontro e delle cose belle. Due Papi diversamente e ugualmente santi.

* Direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII

© RIPRODUZIONE RISERVATA