Sindrome Lampedusa
in salsa tedesca

E così anche in Germania sono arrivati là dove l’Italia è portabandiera: alla gazzarra politica, ai nodi scorsoi, ai patiboli eretti per gli avversari politici.
Il movimento antislamico Pegida a Dresda ha dichiarato il cancelliere Angela Merkel e il suo vice socialdemocratico nonché ministro dell’Economia Sigmar Gabriel degni dell’impiccagione per tradimento.

I nostalgici della Sassonia sono la punta dell’iceberg di un risentimento diffuso nel Paese e che si riflette nei sondaggi demoscopici: la signora Merkel è caduta al quarto posto nelle preferenze degli elettori. Non a caso al primo regna incontrastato il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, l’ uomo dell’intransigenza, del rigore, quello che la maggioranza silenziosa del paese vorrebbe veder applicato adesso ai rifugiati. La disponibilità dichiarata del capo del governo ad accettare i profughi si scontra con gli umori della popolazione che teme un’invasione incontrollata. Timori peraltro espressi anche dai socialdemocratici che ritengono insostenibile un afflusso di un milione di persone all’anno.

Queste valutazioni riflettono anche i distinguo della base che al pari dei cristiano-democratici teme per l’identità nazionale e si sente esposta ai rischi di una islamizzazione . Si misura quindi adesso in Germania, quello che in Italia a lungo si è predicato, ma senza esito, e cioè che la situazione è di emergenza assoluta e ci vuole un coordinamento europeo senza il quale ogni stato erige barriere a scapito di altri. Ma anche i tedeschi fanno fatica a convincere gli altri membri dell’Unione europea ad adottare misure di distribuzione dei richiedenti asilo. Tant’è che ormai è diffusa l’opinione che bisogna far a meno dell’Europa perchè i rifugiati chiedono la Germania e non altri paesi e questo testimonia del primato tedesco in Europa. Cosa di cui peraltro ogni cittadino tedesco è consapevole e orgoglioso. Con la differenza che alcuni questo primato sono disposti a condividerlo con gli ultimi arrivati mentre il comune cittadino vorrebbe conservarlo per sé nel timore che venga contaminato da altre culture.

Il cancelliere Angela Merkel dicendo benvenuti a tutti non va definita buonista ma realista. Un realismo pragmatico com’ è nello stile della signora. Le questioni di cuore non c’entrano con la politica e Angela Merkel l’ha dimostrato quando solo un mese fa, prima dell’emergenza, ha fatto piangere una giovane rifugiata dicendo che in Germania non c’era posto per tutti. L’industria tedesca ha fortemente bisogno di mano d’opera giovane qualificata, la società è la più vecchia d’Europa e la questione profughi è tale da non essere gestita se non con l’accoglienza. Per cui bisogna far di necessità virtù. Ma ai tedeschi dà fastidio vedere che, per esempio, i nuovi ospiti sono in tende non riscaldate quando fuori il termometro è già sceso a zero. Non è una questione di cuore, ma di ordine. Se i rifugiati in una palestra durante l’ora di lezione di tedesco si azzuffano per questioni interetniche vuol dire che non si è ben organizzati. Il guaio è che non si può mettere mano al problema in modo radicale perchè l’afflusso è costante e la macchina organizzativa non riesce a tenere il passo.

Insomma anche qui fa capolino Lampedusa e si misura come improbo sia il lavoro quando è in atto una vera e propria invasione. Pacifica, ma con numeri tali da far calare il livello dell’assistenza. Comunque i siriani sono riconoscenti. Alla stazione centrale di Berlino hanno distribuito fiori ai passanti all’insegna di «Thank you Germany». Sono tutti acculturati e di buona famiglia, proprio quelli di cui la Germania ha bisogno.

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