Zingonia, cosa ci dice
una terra di nessuno

C’è una piccolissima porzione di territorio bergamasco che è terra di nessuno. È l’area delle torri Anna e Athena a Zingonia, ostaggio di un degrado ormai noto. Gli articoli e le foto che pubblichiamo oggi nelle cronache di provincia raccontano la profondità e l’insostenibilità di questo degrado. Discariche di rifiuti all’esterno degli edifici e perfino all’interno in appartamenti disabitati, fogne a cielo aperto e spaccio di droga che trova copertura nell’abbandono degli spazi pubblici delle torri. Ma le immagini e la scrittura non possono rendere l’odore e la paura che ammorbano l’aria. «Io non avrei problemi a continuare a vivere qui.Ma non lo voglio per i miei tre figli. Sarei già pronta ad andarmene domattina. Spero che mi venga data possibilità il più presto possibile» ci ha raccontato un’inquilina marocchina. Perché quegli edifici sono ancora abitati, in attesa che vengano abbattuti entro la fine del prossimo anno.

Il loro destino quindi è segnato, come prevede il progetto di riqualificazione dell’area sottoscritto da cinque Comuni, Provincia, Regione e Aler. Nel frattempo gli appartamenti che la stessa Azienda lombarda edilizia residenziale non sarà riuscita ad acquisire (attualmente 142 su 208) verranno espropriati. Operazione che non si preannuncia agevole, tenendo conto del clima che si respira nelle torri. Gli inquilini ancora (formalmente) residenti sono 180 e non tutti accetteranno di cedere il proprio appartamento all’Aler e di trasferirsi in altri locali di proprietà dell’Azienda. Per difenderli è nato anche un comitato contrario all’abbattimento delle torri e che ne chiede la riqualificazione. Un’ipotesi che appare improba. Quell’area è diventata negli anni un ghetto, abitato da illegalità e criminalità legata allo spaccio di droga, un fenomeno in generale troppo tollerato. Per ogni spacciatore ci sono infatti decine di acquirenti: l’uso di sostanze stupefacenti è un dramma devastante per i «consumatori» e le loro famiglie, ma ormai dato per scontato e considerato invincibile nella cultura dimessa in cui viviamo.

Per troppo tempo si è assistito al lento scivolare delle torri verso la terra di nessuno. Chi ha cercato di invertire la rotta, anche con iniziative sociali per costruire un tessuto umano, ha operato spesso in solitudine. Comuni, parrocchia e associazioni hanno fatto la loro parte ma c’è anche chi ha lucrato sulla situazione, come denuncia il sindaco di Ciserano Enea Bagini. Ora è il momento dell’inversione di rotta. Una proposta chiede l’abbattimento parziale delle torri. Ma al progetto di riqualificazione dell’area non c’è comunque alternativa. Quello già sottoscritto da diverse istituzioni nasce da un’azione finalmente unitaria: solo da questo metodo di lavoro poteva arrivare una soluzione, a fronte di problemi così grandi. Quell’area di Zingonia merita la rinascita promessa. Del resto il paese era nato con ben altre ambizioni, disegnato negli anni ’60 dal progetto avveniristico di un imprenditore, Renzo Zingone, e dell’architetto Franco Negri. Progetto che un anno fa ha avuto anche la dignità di essere rappresentato alla Biennale di Venezia, nella Mostra internazionale di architettura, grazie all’iniziativa di un gruppo di giovani del settore. Ora un altro percorso vuole rilanciare il paese, che ha nella presenza di qualificate attività industriali e artigianali, insieme al centro sportivo dell’Atalanta, ben altro biglietto da visita. Zingonia ha le energie sociali per riprendersi quel pezzo di territorio. Il paese non merita il sinonimo di degrado, non lo meritano i suoi abitanti e le persone di buona volontà che hanno operato per cercare di riqualificare l’area di quel vergognoso ghetto.

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