Giovanna Gamba uccisa a coltellate
Raptus del figlio. La tragedia di Dalmine

In preda a un raptus ha ucciso la mamma a coltellate: una decina. Poi ha aggredito i vicini di casa e gli agenti della polizia locale di Dalmine, intervenuti per calmarlo.

Quando finalmente, dopo venti minuti, sono riusciti a bloccarlo e sedarlo, non si sapeva ancora quello che Marco Lodetti, 33 anni, aveva fatto alla mamma Giovanna Gamba, 60 anni. La tragedia venerdì 15 maggio alle 11,30 a Sforzatica Santa Maria, nell’appartamento al terzo piano del condominio di via delle Gardenie 4 dove vivono la madre e i due figli: il minore, Mattia di 28 anni, era al lavoro.

È stato lui, tornato a casa in tutta fretta, a chiedere alla polizia locale di salire a controllare la mamma. Quando gli agenti hanno aperto la porta hanno trovato il corpo della donna sul pavimento, in un lago di sangue vicino al divano. Sono state una decina le coltellate inferte da Marco Lodetti alla madre: quella fatale nell’occhio sinistro. La lama di ceramica di 12 centimetri è rimasta incastrata e la forza del fendente è stata tale che il manico si è spezzato ed è finito sotto il cadavere.

La dinamica dell’aggressione e il numero delle ferite saranno chiariti dall’autopsia, disposta dal pm Giancarlo Mancusi nei prossimi giorni all’ospedale Papa Giovanni.Per bloccare il 33enne, di corporatura massiccia e alto oltre un metro 80, ci sono voluti 4 agenti della polizia locale e il personale medico. Sedato e trasportato all’ospedale Papa Giovanni, è piantonato in stato di arresto con l’accusa di omicidio volontario, resistenza e lesioni. È difeso dall’avvocato Manlio Zampetti.

Cosa abbia spinto il giovane a colpire a morte la mamma non è chiaro. Di certo Lodetti, disoccupato, soffriva di problemi psichiatrici e in passato di tossicodipendenza e alcolismo. Era in cura al centro psicosociale di Bergamo e nel 2015 era stato sottoposto a Tso (Trattamento sanitario obbligatorio). Dai primi accertamenti dei carabinieri di Treviglio guidati dal capitano Filippo Testa sembra che da 5 anni non facesse più uso di stupefacenti (ha dei precedenti per droga) e da 2 di alcol. In casa non sono state trovate droghe o farmaci.

Grida e parole confuse

«Mi hanno chiamato mentre ero al lavoro, non c’erano mai stati episodi del genere prima» sono le uniche parole di Mattia. Pare che in passato ci fossero state delle liti tra madre e figlio ma mai sfociate nella violenza o in una denuncia. Ieri è cominciato tutto con le urla. Alcuni vicini hanno raccontato di aver sentito grida e parole confuse provenire dall’abitazione dei Lodetti. Qualcuno ha chiamato il 112, altri sono usciti nel vano scale. «Mio nonno, 86 anni, è il dirimpettaio - spiega Kevin Scarpellini - ha messo fuori la testa per capire cosa stesse succedendo ed è stato colpito e fatto cadere a terra. È riuscito a rientrare in casa e ci ha chiamati. Io e mia sorella che abitiamo a Dalmine siamo accorsi subito. Sono salito e sono stato aggredito anche io: due testate e anche sputi, mia sorella è stata scaraventata a terra e più volte colpita alla testa. Era come impazzito».

In quattro per bloccarlo

Nemmeno l’arrivo della polizia locale l’ha calmato, ci sono voluti ben quattro agenti per bloccarlo a terra nel giardino condominiale. «Anche per terra mentre lo stavano sedando, urlava, si divincolava, continuava a dire cose strane - spiega il comandante Aniello Amatruda - un delirio. Abbiamo rintracciato il fratello che è accorso subito e lui, lì in quel momento, ci ha detto che non vedeva sua madre. Io e l’agente Ghilardi siamo risalti nel loro appartamento e l’abbiamo trovata». I carabinieri della Scientifica hanno lavorato per due ore nell’appartamento che non è stato posto sotto sequestro. La donna viveva in via delle Gardenie da una decina d’anni. «Aveva fatto prima la catechista, poi la volontaria nel centro di primo ascolto della Caritas - raccolta il parroco di Sforzatica don Claudio Forlani - e ora era volontaria al Sogno. Una persona buona, semplice e riservata».

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