I voli low cost per gli Usa
e quel marpione di O’Leary

L’irlandese volante annuncia per l’ennesima volta lo sbarco in Usa con altre compagnie, ma i prezzi fanno pensare...

Può piacere o non piacere, per carità, ma comunque la pensiate Michael O’Leary è un genio della comunicazione e Ryanair è uno dei marchi più influenti e globale degli ultimi 20 anni, alla stregua di Ikea, Apple, Google, solo per citarne alcuni. L’uomo ha cambiato il modo di volare di mezza Europa, assestando un colpo micidiale alle compagnie aeree tradizionali (qualcuna come Alitalia non si è ancora ripresa) e cambiando le regole del gioco. Sui suoi aerei low cost hanno volato milioni e milioni di persone che diversamente non avrebbero mai preso un volo in vita loro.

Comunque la vogliate vedere, la compagnia numero 1 in Europa è diventata Ryanair, ora lanciatissima alla conquista degli Usa. Ma sarà vero? No, perché è da anni che l’irlandese volante annuncia imminenti sbarchi oltreoceano, salvo poi rinunciare per motivazioni comunque legittime: leggi concorrenza spietata e aerei non adatti a trasvolate oceaniche e possibili acquisti già appannaggio da anni delle compagnie del Golfo, Emirates in primis. Ora ci riprova abbassando il tiro nella sostanza, ma alzandolo nella forma, con la più classica delle forme di feederaggio. Ovvero portare i suoi passeggeri low cost ad alimentare altre compagnie che negli Usa ci vanno già, e si definiscono a loro volta low cost.

La cosa ci riguarda molto da vicino, perché Orio al Serio è il primo aeroporto del continente europeo nel network Ryanair, gli altri due sono Londra Stansted e Dublino, sui quali torneremo poi. Ergo, partendo da Orio, Ryanair porterebbe passeggeri su altri scali dai quali decollare verso gli Usa. In un’intervista al Corriere della Sera O’Leary ha detto che potrebbe essere tutto pronto per aprile-maggio: in realtà con molta probabilità si riferiva all’integrazione dei sistemi informatici, considerando che in questi giorni ha presentato l’offerta invernale da Malpensa, quella cioè che partirà da ottobre. Come dire che margini per la primavera 2017 (in pratica domani...) non ve ne sono...

Ma attenzione, l’integrazione è un passaggio fondamentale, perché Ryanair è una compagna point-to-point: ovvero va da uno scalo all’altro, scarica e ricarica eventuali bagagli stivati (con una tendenza dei suoi passeggeri a preferire comunque quello a mano per evitare di pagare per l’imbarco) e stop. Non si occupa cioè di assicurare il transito dei medesimi da un volo all’altro, tanto meno tra compagnie differenti. In parole povere non fa quella procedura chiamata «interlining». Se devi prendere un altro volo, ritiri il bagaglio e rifai il check-in, anche se dovesse essere ancora di Ryanair. Idem se viaggi solo con il bagaglio a mano. Chiaro che per un volo intercontinentale non assicurare questo servizio sarebbe una perdita di competitività.

E allora O’Leary è da mesi in trattativa con Norwegian e con l’irlandese Air Lingus (che per anni ha inutilmente tentato di scalare) per assicurare il feederaggio verso gli Usa, portando gente a Barcellona, Londra Gatwick e Dublino. Qui la vicenda si fa interessante, perché in realtà i prezzi di queste compagnie non sono propriamente low cost come sono state spacciate da tempo, soprattutto in rete. E anche i tempi di volo meritano un approfondimento. Per rendersene conto basta cliccare sul sito di Norwegian. Si scoprirà per esempio che da Barcellona a New York in due date di settembre (partenza il 10, ritorno dal Jfk il 19) il prezzo complessivo è di 466 euro, con uno scalo a Londra Gatwick per un totale di viaggio compreso tra le 15 ore dell’andata e le 17 del ritorno. Ma attenzione. è la tariffa senza bagaglio in stiva: delle due l’una, o ci si accontenta dei 10 kg del bagaglio imbarcato oppure si deve passare alla tariffa low fare plus. E si sale a 662 euro, ai quali aggiungere comunque il prezzo del volo da Orio a Barcellona di Ryanair, che a questo punto farebbe prima a collegare direttamente Orio con Gatwick, evitando così il passaggio da Barcellona e ben due scali intermedi. Ma la cosa davvero interessante è il prezzo del volo-tipo dalla città catalana a New York: il più basso è 144 per l’andata e 189 per il ritorno, ma solo in pochi giorni da qui a fine 2017. E sempre senza bagaglio imbarcato.

Quindi sarà interessante capire se alla partnership con Ryanair corrisponderà un abbassamento delle tariffe medie, diversamente il vantaggio competitivo nei confronti degli altri vettori più o meno tradizionale viene meno. Un esempio? Norwegian vola già da Milano , nella fattispecie Malpensa (e ricordiamo che per il mercato Orio fa parte del sistema milanese) e offre collegamenti con New York. Prendiamo il solito mese di settembre: la tariffa più conveniente (sempre senza bagaglio in stiva) è di 216 euro l’andata con scalo a Stoccolma e 267 il ritorno con tappa ad Oslo, per un volo di circa 12 ore. Ora provate a spostarvi su un motore di ricerca come Skyscanner: partendo il 10 e tornando il 19 si va dai 379 a/r di Air Berlin ai 418 di British più Virgin. Tutti con uno scalo e in circa 12 ore di viaggio. Vero che nella maggior parte dei casi la vendita dei voli non è gestita direttamente dalle compagnie aeree ma da broker, ma Skyscanner è comunque sufficientemente affidabile. E ha anche una reputazione on line da difendere.

Resta l’opzione Aer Lingus, e anche questa è illuminante sul versante prezzi. Qui la ricerca è ancora più semplice, considerando che nella home page della compagnia irlandese sono in bella evidenza le offerte speciali per gli Usa con i migliori prezzi. Cliccando su Milano-New York la migliore offerta è di 284 euro per l’andata e 232 per il ritorno. Qui magari O’Leary potrebbe avere dei margini interessanti volando da Orio, dove comunque già ora la tratta da e per Dublino è tra le più richieste e quindi tra le più care.

L’impressione è che dietro l’iperattivismo dell’irlandese volante ci sia dell’altro, e potrebbe essere contenuto nei messaggi inviati senza nemmeno tanti giri di parole ad Alitalia. Perché se c’è uno scalo dove O’Leary vorrebbe fare feederaggio è proprio quello dove la fu compagnia di bandiera è ancora centrale, ovvero Fiumicino. Qui davvero Ryanair potrebbe scaricare migliaia di visitatori da mettere poi sugli intercontinentali di Alitalia, per gli Usa sì, ma non solo. Ed è qui che Alitalia si gioca la sopravvivenza, sul lungo raggio, perché i voli interni e quelli europei sono sempre più appannaggio dei low cost. E se Ryanair sottraesse ancora traffico portandolo su scali stranieri, la situazione potrebbe farsi ancora più difficile. Come diceva Mao «grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è ottima». Se lo sarà davvero anche per chi aspetta da anni di volare low cost per gli Usa lo sapremo a breve, ma finora le cifre sono quelle che vi abbiamo appena illustrato. Se low o meno sta al portafoglio di ognuno di noi.

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