Dalmine, bufera sull’incontro Anpi
Belotti: «Acli, Arci e Cgil si dissocino»

Il Comune contro la serata dedicata ai martiri delle foibe. Contestata la relatrice Milesi: «Difende tesi negazioniste». Lei si difende: «Il mio è un resoconto storico».

È diventato un caso la serata dedicata al Giorno del Ricordo, venerdì sera, 7 febbraio, al teatro civico di Dalmine. Il Comune di Dalmine, infatti, che aveva concesso il patrocinio e il teatro, e figurava tra i promotori, sabato 8 febbraio si è dissociato: «L’amministrazione comunale si dissocia nettamente dai contenuti della serata promossa ieri da Anpi, Arci, Cgil, Acli e Il Porto in occasione del Giorno del Ricordo – si legge sulla pagina Facebook del Comune – la collaborazione del Comune è stata concessa sulla scorta della garanzia (riportata sulla locandina dell’evento) che si sarebbe trattato di un evento senza strumentalizzazioni politiche, basato su dati storici. Al contrario, durante la serata sono state esposte tesi che si configurano come negazioniste».

A sollevare le critiche è stato l’intervento introduttivo allo spettacolo («Quando il sommacco diventa rosso. Lettere da Pola», tratto dal libro di Fulvia Giusti) affidato a Grazia Milesi, membro dell’Anpi Alto Sebino, che avrebbe dovuto inquadrare dal punto di vista storico quello che poi sarebbe andato in scena sul palco. Intervento che però non è piaciuto al Comune, con l’assessore alla Pubblica istruzione, Gianluca Iodice che ha abbandonato il teatro, e con alcuni dei presenti, tra cui i membri dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che hanno contestato Milesi con toni aspri anche in diretta. «In sintesi – scrive il Comune – le conclusioni della Milesi sono state le seguenti: gli infoibati e gli esuli Italiani giuliano-dalmati se la sono meritata perché erano tutti fascisti, in realtà i numeri divulgati sono gonfiati, gli esuli hanno scelto liberamente di andarsene dalle loro terre per cogliere un’opportunità nella Repubblica Italiana, e il Giorno del Ricordo è stato istituito sulla base di bugie e come rivalsa nei confronti del Giorno della Memoria. Tesi che si configurano come negazioniste e quindi inaccettabili. Il Giorno del Ricordo non può essere sovvertito affermando che esso sia basato su una bugia».

«Dispiace molto l’imbarazzo che ha creato l’intervento – spiega la storica il giorno dopo, al telefono –, in piena coscienza posso dire di aver fatto un resoconto storico. Ho anche detto in apertura che prendevo le mosse dalla relazione italo-slovena (che ha lavorato alla questione del confine orientale dal 1993 al 2001), dai lavori pubblicati dall’Anpi e dai lavori del gruppo di resistenza storica che porta avanti da anni studi sulla questione, ma c’è un ampia letteratura che tratta la cosa in questo modo. La negazionista non sono io: se i fatti non coincidono con una certa interpretazione non possiamo non vederli o ignorarli». Per ora non c’è una posizione ufficiale da parte degli organizzatori della serata, anche se ambienti vicini parlano di un incontro chiarificatore in programma in settimana.

Intanto, continua l’assessore, «è stato come se in occasione del Giorno della Memoria un gruppo di nazifascisti avesse promosso in uno spazio pubblico una serata per negare la Shoah. Un insulto». E spiega che ci saranno conseguenze: «La fiducia è stata concessa, ora le associazioni organizzatrici sono state misurate per la loro credibilità e il Comune e il mio assessorato d’ora in poi agiranno di conseguenza. La porta del Comune è e sarà sempre aperta per coloro che sanno esseri seri, ma sarà chiusa per chi non è eticamente, moralmente e storicamente corretto», conclude Iodice.

«Le istituzioni, le forze politiche, le associazioni, in sindacati non possono restare silenti di fronte alla vergognosa negazione storica sulle foibe andata in scena venerdì a Dalmine durante la serata organizzata da Anpi, Arci, Cgil, Acli e Il Porto. Vogliono prendere le distanze pubblicamente, senza se e senza ma, oppure condividono quanto dichiarato dalla pseudo storica Grazia Milesi, ovvero che “gli infoibati e gli esuli Italiani giuliano-dalmati se la sono meritata perché erano tutti fascisti, in realtà i numeri divulgati sono gonfiati, gli esuli hanno scelto liberamente di andarsene dalle loro terre per cogliere un’opportunità nella Repubblica Italiana, e il Giorno del Ricordo è stato istituito sulla base di bugie e come rivalsa nei confronti del Giorno della Memoria”?», dice in un comunicato stampa il deputato della lega Daniele Belotti.

«Una serata che doveva essere una celebrazione della Giorno del Ricordo si è rivelata, invece, una pugnalata nella schiena, l’ennesima, alla memoria degli infoibati e dei loro discendenti. Ma gli organizzatori non potevano non sapere, viste le note posizioni negazioniste della relatrice – continua il parlamentare bergamasco –. A questo punto ci aspettiamo, in primis, dall’Acli, realtà associativa espressione del mondo cattolico, una forte condanna della visione negazionista emersa durante la serata dalminese, anche se restiamo sempre più sbalorditi dalla posizione dell’Associazione cristiana lavoratori italiani che, a Bergamo, ormai si è allineata alla sinistra più estrema arrivando persino a manifestare al fianco degli spaccavetrine dei centri sociali. Ci aspettiamo che l’Arci e la Cgil, chiedano subito scusa alle associazioni degli esuli giuliano dalmati per aver umiliato la memoria delle migliaia di defunti infoibati».

«Ci aspettiamo – aggiunge Belotti – che i Comuni, le Province, le Regioni e i ministeri che offrono contributi e/o patrocini all’Anpi li abroghino immediatamente, perché è inaccettabile che un’associazione, che ormai è diventata una costola della sinistra più estrema, venga finanziata con soldi pubblici per infangare la memoria delle migliaia di morti innocenti che hanno avuto solo la colpa di essere italiani, altro che fascisti. Per questo presenterò un’interrogazione parlamentare. Va lanciato un messaggio chiaro: chi nega o giustifica l’eccidio delle foibe, si mette sullo stesso piano dei filonazisti che sostengono che non è esistita la Shoa. Le vergognose posizioni dell’Anpi, portano ad uccidere per l’ennesima volta gli infoibati dopo che 75 anni fa lo furono fisicamente e per decenni moralmente, dimenticati dalle pagine di storia».

«E tutto questo lo dico da figlio di un partigiano, che a 17 anni salì sui monti della Val Seriana per aggregarsi alla Brigata Camozzi di Giustizia e Libertà – conclude –. Ma sono certo che il 90 per cento di chi, allora, combattè il fascismo, oggi si vergognerebbe di coloro che nel 2020 portano avanti il loro nome (dimenticando che non tutte le formazioni partigiane erano comuniste) umiliando la memoria di chi è morto, innocente, gettato in una cavità carsica. Agli amici dell’Associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia di Bergamo e alla presidente Maria Elena De Petroni va la mia più sincera solidarietà».

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