«Temevo che Esther mi aggredisse»
Dalmine, l’ex operaio spiega dell’arma

Oggi Vitali sarà sentito dal gip sul delitto in hotel, gli viene contestata la premeditazione. Lunedì l’autopsia della vittima.

«Mi sono presentato armato perché temevo che Esther mi aggredisse: era prepotente, anche se non arrivava a minacciarmi. Voleva però ci vedessimo più spesso, ma io non avevo più soldi». Emergono nuovi dettagli su quanto avrebbe dichiarato ai carabineri poco dopo l’arresto, sabato mattina all’hotel Daina di Dalmine, l’ex operaio disoccupato sessantunenne di Bottanuco Fabrizio Vitali, in carcere per aver ucciso la trentasettenne nigeriana Esther Onane Eghianruwa, freddata con un colpo alla nuca mentre era sdraiata a letto, ma – è emerso lunedì – era sveglia.

All’uomo il pubblico ministero titolare del caso, Letizia Ruggeri, contesta la premeditazione proprio per il fatto che si era portato appresso la pistola Glock calibro 9x21 regolarmente detenuta per «uso sportivo», quando venerdì sera si era recato in Vespa al Daina per incontrarsi con la donna, con la quale si vedeva da circa due anni. Martedì 23 gennaio sarà sentito dal gip Marina Cavalleri.

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