40 anni dopo, un processo da rifare

di Giorgio Gandola

Quarant’anni dopo. Neanche Alexandre Dumas padre l’avrebbe immaginato. Quarant’anni dopo quel terribile 28 maggio 1974 spunta dalle agenzie una notizia: «Strage di piazza della Loggia, processo da rifare».

Quarant’anni dopo. Neanche Alexandre Dumas padre l’avrebbe immaginato. Quarant’anni dopo quel terribile 28 maggio 1974 spunta dalle agenzie una notizia che sembra appartenere a un’altra era geologica: «Strage di piazza della Loggia, processo da rifare».

La Cassazione ha annullato le assoluzioni di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte e ha rimandato gli atti alla Corte d’Appello. I parenti delle vittime non hanno ancora perso la speranza che Giustizia possa essere fatta, anche se hanno atteso 40 anni e qualcun altro lo dovranno attendere. Gli imputati vedono riaprirsi le porte dell’inferno dopo aver assaporato l’assoluzione; anche per loro il tempo è diventato un’ipotesi. Un orologio assurdo che segna il tempo con una lentezza esasperante.

È caduto il muro di Berlino, nel mondo si è compiuta la rivoluzione del computer, la politica italiana è stata caratterizzata per vent’anni dall’era berlusconiana, è arrivata e poi si è placata la tempesta di Tangentopoli, un’intera classe politica ha lasciato il posto alla seconda repubblica, il mondo ha avvertito sulla sua pelle guerre devastanti come quelle in Afghanistan, quelle del Golfo e quella in Irak, il pianeta è stato attraversato dallo choc dell’11 Settembre, una sonda ha raggiunto Marte, l’Europa si è unita e ha varato una moneta unica, sul soglio di Pietro si sono avvicendati cinque papi. Ma il processo per la strage di piazza della Loggia a Brescia non è ancora finito.

Lo diciamo con un moto di comprensione per chi attende da 40 anni una sentenza. E con un moto di tristezza per la giustizia italiana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA