A zona ma anche a uomo

Giorgio Gandola

Fuori ma anche dentro, a zona ma anche a uomo come sapeva fare - mascherando benissimo la tattica - il suo allenatore preferito, che resta Arrigo Sacchi. A zona ma anche a uomo, come aveva consigliato a Dino Zoff.

Fuori ma anche dentro, a zona ma anche a uomo come sapeva fare - mascherando benissimo la tattica - il suo allenatore preferito, che resta Arrigo Sacchi. A zona ma anche a uomo, come aveva consigliato a Dino Zoff per arginare Zidane, e il ct della nazionale pur di non dargli ragione si dimise.

Silvio Berlusconi è tutt’altro che fuori gioco come molti professionisti di politologia e di chiacchiera continuano a ripetere. Secondo loro basta un’espulsione, basta una fidanzata giovane, bastano gli scondinzolamenti di Dudù per mandare in pensione lo storico leader del centrodestra, colui che nel bene e nel male ha condizionato la vita politica di questo Paese negli ultimi vent’anni.

Errore. Terribile abbaglio. Il Cavaliere revocato con un piede fuori e l’altro dentro ha una delegazione al governo che vota con il Pd, dialoga con il Pd e fa dell’opzione «ma anche» una ferrea legge di sopravvivenza.

Lo strappo di Angelino Alfano è autentico, ma gli effetti sono semplicemente questi: i falchi liberi di contestare qualunque cosa si aggiri dalle parti del governo e le colombe pronte dai banchi del Parlamento a condizionare le scelte dell’esecutivo. Berlusconi forse difetta in strategìa , ma sa di tattica come pochi e anche quando si presenta cupo in volto non si percepisce sconfitto.

Diceva Montanelli, che lo conosceva bene: «Bisogna stare attenti alla faccia del Cavaliere, è quella di un attore che può indifferentemente incarnare Cavaradossi o Scarpia». E nel melodramma della politica italiana non vale il metodo Milan: al massimo (come Galliani e Braida) ci si dimette per 24 ore.

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