Bruciato vivo con un clic

Come volete che venga ucciso? La macabra domanda, formulata come se si trattasse di scegliere se il branzino dovrà essere al sale o all’acqua pazza, ha imperversato sul web, nella pancia dei siti mediorientali più favorevoli ai guerriglieri dell’Isis e alla loro fanatica visione del mondo. Il destinatario del quesito era il pilota dell’aviazione giordana abbattuto con il suo F16 durante un’azione di guerra in Siria.

È la conferma della crudeltà gratuita del Califfato, della sua volontà esplicita di terrorizzare e di banalizzare con la stessa feroce leggiadria utilizzata da certi criminali nazisti che suonavano il piano nei lager mentre mandavano a morte gli ebrei.

Il pilota giordano, che si chiamava Muad Al Kassasbe, era tenente colonnello e aveva 27 anni, è stato ucciso come da sondaggio web: bruciato vivo. E in un video di 22 minuti si vede, vestito della tunica arancione come tutti i condannati dai miliziani islamici, mentre parla in preda a vessazione fisica e psicologica dentro una gabbia. E poi mentre viene avvolto dalle fiamme. Qui ci interessa accendere i fari sull’utilizzo della rete come giudice collettivo, esattamente come accadeva al Colosseo al tempo dei gladiatori, degli schiavi gettati alle belve, dei primi martiri cristiani. Qui ci preme mostrare quanto il web possa essere autostrada di conoscenza (anche se continuiamo a preferire una biografia scritta a wikipedia), ma pure fiume insanguinato. In diecimila hanno risposto con un clic, in diecimila hanno bruciato vivo quell’uomo, nascosti dietro il loro vigliacco anonimato. E questa non è civiltà.

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