Candidati Ferrarelle

Almeno in politica sono tornate le mezze stagioni. Un po’ sole un po’ acqua, un po’ freddo un po’ caldo, un po’ conservatori e un po’ progressisti. Insomma in tavola va molto l’ideologia Ferrarelle.

L’esempio massimo è a Milano, dove il candidato di centrosinistra fu il city manager di Letizia Moratti che poco aveva a che fare con le periferie. E il candidato di centrodestra è stato deliziosamente con tutti. Stefano Parisi è un grande manager con qualità amministrative seconde solo a quelle da surfista. Comincia all’ufficio studi della Cgil, poi si sposta verso il garofano, tendenza Bettino Craxi. Nel 1994 viene folgorato sulla via di Berlusconi. Poiché i conti sono importanti però gli sponsor di più, non disdegna di flirtare con Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi, dei quali diventa consulente economico quando i due rappresentanti del Partito della Nazione (vent’anni prima che Renzi ne parlasse) sono nominati premier. Con questi presupposti, nel suo curriculum non può mancare la Rai, dove viene chiamato da Letizia Moratti. E qui ecco l’anello di congiunzione dei due candidati, che se incontrati a passeggio al Giambellino in un pomeriggio di nebbia si farebbe fatica a distinguerli. Parisi è un uomo sinceramente esperto nel guidare la complessa macchina comunale milanese; nel ruolo fu decisiva la stagione con Gabriele Albertini sindaco. Se è vero che dalla Cgil ad Albertini c’è l’oceano Pacifico, è anche vero che la mossa di Berlusconi e Salvini di contrapporlo al campione del centrosinistra è geniale. Somigliandogli più della sua stessa ombra potrebbe perfino portare via un po’ dei suoi voti.

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