Carburante sprecato

Carburante. Carburante buttato via, lasciato defluire per strada e nei fiumi a inquinare il nostro presente. Carburante mica tanto virtuale perché se fosse stato utilizzato con intelligenza avrebbe costituito il primo passo per una ripresa.

Una ripartenza improvvisa, straordinariamente casuale, derivata da una congiuntura internazionale favorevole come un vento che improvvisamente prende a soffiarti alle spalle, prodotto da chissà quale temporale lontano, e ti coglie con la vela lasca e l’alluce impegnato a reggere la lenza da pesca. Sta succedendo tutto questo mentre noi piangiamo per i nostri mali economici.

Carburante vero, petrolio che a giugno costava 113 dollari al barile e adesso è sotto la soglia psicologica (per le sette sorelle, per gli sceicchi, per i Paesi produttori) dei 60 dollari. Pieno dimezzato, auto improvvisamente più leggere, autotrasporto con investimenti freschi da fare, merci da trasportare a metà prezzo, quindi meno costose sugli scaffali e in esposizione.

Sarà stata pure una ripresina, qualcosa di piccolo e fragile. Ma oggi sappiamo che ogni spinta è meglio di niente. E invece il barile che esprimeva un litro di benzina da 1,74 euro a giugno, oggi produce lo stesso litro non a metà prezzo, sarebbe troppo facile. Ma solo a 10-12 centesimi di meno. Perché? Perché il 60% del costo dei carburanti sono tasse, e quelle non mutano se non verso l’alto. E perché i produttori così solerti nell’aumentare il costo alla pompa un nanosecondo dopo, quando devono calarlo (il prezzo) impiegano mesi e usano il contagocce. Una filosofia i cui effetti vengono pagati da noi sudditi.

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