Chi di gogna ferisce...

di Andrea Valesini

Chi di gogna ferisce, di gogna perisce verrebbe da dire. Se non fosse che la legge del taglione è un barbarismo che si addice sì a questa nostra Italia incanaglita, ma dalla quale vorremmo prendere le distanze.

Chi di gogna ferisce, di gogna perisce verrebbe da dire. Se non fosse che la legge del taglione è un barbarismo che si addice sì a questa nostra Italia incanaglita, ma dalla quale vorremmo prendere le distanze. Conquistata una fetta del Parlamento al grido «dagli ai privilegi della Casta», il movimento 5 Stelle si trova a dover lottare contro il virus degli sprechi (presunti) che lo ha colpito.

Ma a conti fatti non è la legge del contrappasso. Un gruppo di militanti stellati ha dato vita al Comitato di salute pubblica 2.0, che su Facebook passa al vaglio e pubblicizza le note spese dei propri parlamentari. Alla gogna sono finiti tra gli altri Marta Grande, colpevole di aver rendicontato spese d’alloggio per 12 mila euro in due mesi, Tommaso Currò per un pranzo da 80 euro e Francesco Molinari che paga la Cassa avvocati con la diaria.

Costretti a giustificarsi, Grande chiosa di aver fatto una fideiussione (non soldi spesi ma congelati quindi), Currò certifica una spesa media per i pranzi di 30 euro al giorno e Molinari ribatte ricordando che, come gli altri parlamentari stellati, ha rinunciato al trattamento di fine mandato ma avrà pur diritto a pagarsi i contributi non essendo un lavoratore dipendente.

Certo i privilegi della politica vanno cancellati per giustizia: non si possono chiedere sacrifici ai cittadini senza dare l’esempio. Ma la sensazione che si ricava da questa vicenda è quella di una cieca rabbia sociale che non sa più distinguere i fatti, un’Italia un po’ misera che ha trovato nei costi della politica il capro espiatorio e il lavacro di tutti i suoi mali, incapace di alzare lo sguardo. I conti davvero non tornano.

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