Crocetta e l’aiutino da 6 miliardi

Piove e fa freddo, quindi vale la pena di fare tappa in Sicilia, dove il governatore autonomo Rosario Crocetta non finisce mai di promettere rivoluzioni che rendano la Regione un modello di efficienza.

Piove e fa freddo, quindi vale la pena di fare tappa in Sicilia, dove il governatore autonomo Rosario Crocetta non finisce mai di promettere rivoluzioni che rendano la Regione un modello di efficienza.

Il problema è passare dai proclami televisivi ai fatti. Dal suo insediamento a palazzo dei Normanni oltre un anno fa nulla è cambiato rispetto alle abitudini babilonesi del suo predecessore Lombardo. Solo un fiume di parole.

Crocetta doveva eliminare le province? Sono ancora lì. Crocetta doveva cominciare a tagliare sprechi e ad azzerare prebende per una classe clientelare e una burocrazia bulimica? Nessun risparmio, anzi l’ufficio per la promozione dell’isola a Bruxelles in sede europea - che tempo fa fu al centro di uno scandalo per i costi esorbitanti - è stato chiuso e poi riaperto.

Crocetta doveva far dimagrire l’apparato? Le auto blu sono rimaste: alla fine dell’anno scorso ammontavano a 758, record nazionale davanti alla Campania con 508. In tutto ciò è esplosa l’inchiesta per i rimborsi gonfiati o illeciti ai consiglieri regionali (come nel resto d’Italia) con 97 indagati e con eletti dal popolo che si facevano rimborsare l’assicurazione dell’automobile e persino - record mondiale - settantamila euro di imposte.

Per tutta risposta il consiglio regionale ha approvato un aumento di 1.160 euro al mese per i capigruppo dei partiti politici rappresentati come indennità di funzione. Veniamo al dunque, perchè ci stiamo interessando così tanto alla Sicilia? Perché ha 6 miliardi di debiti e Crocetta ha chiesto al governo «un aiutino».

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