Diciotto anni dopo

Apri i siti e leggi che a Marsiglia è andata in scena la guerriglia urbana. Che gli hooligans inglesi finiti laggiù nel Midi al seguito della loro nazionale (impegnata nei campionati europei di calcio) hanno sfilato sulla Canébières ubriachi fradici inneggiando all’Isis. Che i francesi non sono stati a guardare e soprattutto dai quartieri poveri e duri della Castellane sono sopraggiunti ragazzi per farla pagare ai «rosbifs».

Che la polizia ha impiegato due notti a sedare la maxirissa con metodi parecchio energici: sette arresti e numerosi feriti. Leggi tutto questo e ti sembra che la notizia sia non solo vecchia, ma preistorica. Diciotto anni fa. Era differente il mezzo, allora l’avevi letta (e scritta) su un giornale di carta. Hooligans inglesi, teppisti francesi, teste calde maghrebine: una miscela esplosiva che aveva incendiato Marsiglia ai mondiali di Francia del 1998 prima di Inghilterra-Tunisia. Tutto identico, perfino gli aggettivi. Bastava cambiare la data. Con un beffardo striscione britannico a sancire la coazione a ripetere: «Ragazzi, siamo tornati». Gli organizzatori del torneo e gli esperti di sécurité hanno dato l’impressione di non essersene accorti. Di fronte a tutto questo affiorano dal Vecchio Porto violato, con le lattine di birra vuote, alcune domande. Perché l’Inghilterra è stata inserita nel girone di Marsiglia? Perché la polizia non ha operato controlli preventivi? Perché nessuno ha vietato la vendita di alcolici almeno nei giorni della partita? Perché nessuno di coloro che oggi filosofeggiano sul ritorno dei barbari ieri s’aspettava gli assalti, con tutto quel pregresso? La sensazione è che la società fondata sui database, prima di mancare di sicurezza (più o meno percepita), manchi di memoria. Gli unici ad averla buona sono gli hooligans.

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