Dov’è Palazzo Chigi?

di Giorgio Gandola

«Enrico stai sereno». «Nessuno ti vuol prendere il posto». «Io premier, chi me lo fa fare?». Il web ribolle delle frasi che Matteo Renzi ha pronunciato negli ultimi mesi per rassicurare Enrico Letta.

«Enrico stai sereno». «Nessuno ti vuol prendere il posto». «Io premier, chi me lo fa fare?». Il web ribolle delle frasi che Matteo Renzi ha pronunciato negli ultimi mesi per rassicurare Enrico Letta e smentire le sue mire su Palazzo Chigi. Il problema è che, arrivato in bicicletta alla segreteria del Pd e in Smart al colloquio con il presidente Napolitano, il sindaco di Firenze sembra non vedere l’ora di salire sull’auto blu del capo del governo, proprio lui che ha avuto il mandato popolare di tagliarne il più possibile, di privilegi.

L’azione modernizzatrice di Renzi è lodevole, il suo passo è da sprinter mentre quello degli altri è da messicani stanchi. Ma la fretta di entrare nella foto dei presidenti del Consiglio potrebbe nascondere insidie.

Renzi scalpita per due motivi. 1) Vede che il governo Letta è immobile, avvinto come l’edera ai veti rugginosi di potentati e lobby. 2) Si rende conto che questa paralisi non può che far lievitare il malcontento popolare per la felicità di Grillo e la depressione del centrosinistra, oggettivamente responsabile di questa stagione di minuetti dorotei anni Settanta. Tutto ciò lo induce ad accelerare con il rischio di andare fuori giri e di mettersi sulle spalle i grandi punti interrogativi che hanno fiaccato e imbavagliato Letta.

Eppure a fine mese arriva una scadenza chiave dell’esecutivo: la spending review del commissario Cottarelli. Il governo dovrà spiegare agli italiani cosa taglierà per risparmiare 32 miliardi in tre anni. L’ultima carta di Letta, meglio fargliela giocare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA