Favola a tre stelle

La multa è impegnativa, ma non proibitiva per un colosso mondiale: mezzo milione di euro. Il motivo è persino scontato: il sito di recensioni, consigli di soggiorno e ristorazione Tripadvisor non avrebbe fatto nulla per evitare la commistione di giudizi legittimi e del tutto onesti degli avventori con opinioni meno genuine, anzi interessate nel bene e nel male.

Quindi velenose perché nascoste, non riconoscibili. La decisione dell’Antitrust italiana era nell’aria e l’accusa di pubblicare anche recensioni fasulle di persone che non hanno mai frequentato alberghi e ristoranti di cui parlano è tutt’altro che leggera. Ma le indignazioni a difesa schierata di tutto ciò che arriva dal web come le accuse a prescindere di cattiva fede ci sembrano del tutto fuori luogo.

È da una quindicina d’anni che Internet è diventato il Grande consigliere delle nostre vite e là dentro accade esattamente ciò che ci aspettiamo: c’è buona e cattiva informazione, c’è giudizio serio e superficiale esattamente come nella vita reale. Stupirsi non ha senso, basta navigare un’oretta per scoprire che nessuno è mai sbarcato sulla Luna, che a distruggere le Torri gemelle è stato un complotto ebraico e che Hitler è morto nel suo letto in Argentina alcuni anni fa. Non c’è leggenda metropolitana che non trovi diritto di cittadinanza in quel luogo affascinante e indefinito dove chiunque, firmandosi Cary Grant, potrebbe (e in molti casi già lo fa) dipingere scenari mondiali alternativi, annunciare una formidabile medicina anticancro o provare a eleggere un capo di Stato. C’è posto per tutti nel web, basta andarci un minimo attrezzati e senza l’entusiasmo del boccalone. Chi si lamenta per essersi fidato di una superba recensione al motel di Psycho sappia che il problema non è di Tripadvisor, ma suo.

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