Fumo di Londra

di Giorgio Gandola
Il lavoro è un miraggio, sai che novità. Ma non stiamo parlando dell’Italia, bensì di una delle mete preferite dai cervelli in fuga dalla grande depressione, Londra. A dirlo con fermezza mista ad amarezza è don Carmelo Di Giovanni, parroco della St. Peter’s Church.

Il lavoro è un miraggio, sai che novità. Ma non stiamo parlando dell’Italia, bensì di una delle mete preferite dai cervelli in fuga dalla grande depressione, Londra. A dirlo con fermezza mista ad amarezza è don Carmelo Di Giovanni, parroco della St. Peter’s Church.

Nato in provincia di Cosenza, da 45 anni è nella City e non ha nessuna intenzione di tornare in Italia, anche perché ha un gran daffare in questi mesi con i ragazzi italiani che arrivano in cerca di un’opportunità e raramente la trovano. Spiega don Carmelo: «I ragazzi vengono presi in giro dalle agenzie che li mandano qui con promesse impossibili da mantenere. Così ascolto e parlo a migliaia di connazionali che vengono a messa e poi si confidano. Si tratta di ingegneri, avvocati, laureati in economia in balìa del destino e di un paese che non ha tutte queste opportunità da offrire».

Era più semplice negli anni Settanta e Ottanta, quando i nostri connazionali andavano a Londra a imparare la lingua lavorando dei bar e nei ristoranti di una Swinging London da sempre generosa (anche se storicamente sprezzante) con gli italiani in cerca di un’occupazione. Le parole di don Carmelo colpiscono anche noi, convinti che la crisi strutturale non avesse contagiato gli Stati più moderni e amministrativamente avveduti. «Sempre più spesso - conclude il parroco - sono costretto a pagare il biglietto di ritorno per chi non ce l’ha fatta. L’ultimo qualche giorno fa». Tutto ciò non può che spronare chi ci governa ad affrontare il tema del lavoro con serietà e coscienza. I nostri figli hanno diritto ad avere qualche certezza.

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