Fuori dal vaso

Per dirla con un motto popolano, la Corte dei Conti l’ha fatta fuori dal vaso. Il tribunale amministrativo più temuto d’Italia ha imposto, quasi preteso, che il professore di filosofia Stefano Rho venisse licenziato per una dichiarazione falsa in atto pubblico.

Nell’autocertificazione scolastica s’era dimenticato di scrivere che undici anni fa ad Averara aveva preso una multa per colpa di una birra. Niente di scandaloso e neppure di etilico, semplicemente (non trovando bar aperti alle due di notte) aveva fatto la pipì dietro un cespuglio proprio mentre passava una pattuglia dei carabinieri che ha identificato lui e un suo amico. Come spesso accade in Italia, quando parte il sassolino dell’eccesso di zelo non si sa dentro quale valanga possa finire la vita di un onesto cittadino.

Quella di Stefano Rho, docente di 43 anni con tre figli e una carriera irreprensibile, è stata letteralmente travolta dagli eventi: precario per 15 anni, assunto il 24 novembre scorso, licenziato poco più di due mesi dopo per essersi dimenticato la multa. Nonostante i tentativi del dirigente scolastico Patrizia Graziani di mettere in campo la saggezza, la Corte dei Conti è stata irrevocabile: licenziato. Lui come altri, la regola è la regola. Immaginiamo un timbro che giunge a piombare con rumore il caso, un’alzata di spalle e la sensazione malintesa di aver fatto il proprio dovere. «È la burocrazia bellezza.Se proprio vuoi, fai ricorso».

Per fortuna il caso è arrivato alla piazza, l’indignazione è montata fino al culmine della diga, tremila firme di solidarietà sul web stanno spingendo il ricorso e il giudice del lavoro potrà fare Giustizia. Se certe istituzioni volevano un referendum spontaneo sulla loro impopolarità l’hanno ottenuto.

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